DIARIO DI ANNA FRANKENSTEIN

Signoramìa, ha visto quello che è accaduto l’altra notte ad Amsterdam? La città di Anna Frank e delle prostitute in vetrina, che scandalo, e poi durante la vigilia del rinoceronte nella cristalleria, c’è stata una caccia all’ebreo! O forse un safari all’ebreo ma di questa cosa del rinoceronte non sono sicuro quindi mi sa che era una caccia. Ma quali tifosi, era proprio una caccia all’ebreo, ci sono state persone costrette a nascondersi nelle intercapedini dei coffee shop e a scrivere i diari sui telefonini, è grazie a loro se sappiamo come è andata.

C’erano queste moltitudini di islamici radicali, erano ventimila, forse trentamila. E questi cinquantamila violenti giravano per le case a chiedere la tessera di ebreo e se c’era scritto ebreo sulla tessera ti menavano. Adesso io non sono ebreo non so come è fatta una tessera da ebreo ma immagino che ce l’abbiano se gliela chiedevano e questi centomila terroristi dell’ISIS hanno fatto cose inaudite, cose mai viste, pensi che erano così mai viste che i giornalisti hanno dovuto riciclare un video in cui i tifosi israeliani del Maccabi Tel Aviv inseguivano uno per picchiarlo per dare un’idea della gravità della situazione! Wilders, ma come chi è Wilders? Ma sì che lo conosce anche lei, è quel politico olandese con il cervello ossigenato, ha detto che ieri Amsterdam era come Gaza. Ma adesso lei se lo immagina come può essere per un fanatic del Tel Aviv, che tanti sono anche riservisti dell’IDF, ritrovarsi come a Gaza? Lei se lo immagina le difficoltà che deve affrontare un soldato israeliano per entrare mitra in pugno in quel posto dimenticato da Dio pieno di bambini pronti a farsi saltare in aria? Improvvisamente ritrovarsi nel cuore dell’Europa con gli stessi sguardi d’odio delle donne a cui hai sparato per settimane o addirittura mesi? Dev’essere un’esperienza devastante che non auguro a nessuno, neanche a quello del piano di sopra che mi scotola la tovaglia sopra i panni stesi. 

Questi stavano lì, pacifici a cantare i loro inni tradizionali come morte agli arabi, sì, sono inni tradizionali, sono ottanta anni che ammazzano gli arabi per alcuni ormai è diventata una tradizione di famiglia, capisce uno sta lì che canta questi inni folcloristici tipici del suo paese e improvvisamente ti ritrovi circondato da duecentomila miliziani di hamas che ti guardano in cagnesco. Guardi lei che certe cose in Israele mica succedono! E alcuni pare che li abbiano pure arrestati perché hanno provato a prendere a catenate un tassista, ma si rende conto? Arrestare degli ebrei nel 2024? Se non è antisemitismo questo. Io mica sono sicuro che queste cose in Israele sarebbero permesse! Lì se provi a picchiare un tassista arabo non lo so mica se ti arrestano, al massimo ci sono un paio di partiti pronti a candidarti!

Come a Gaza… capisce? L’orrore improvviso di un israeliano di ritrovarsi a Gaza, con quelle bandiere palestinesi appese alle finestre, uno magari ha appena finito il servizio militare, si prende una giornata di svago, arriva ad Amsterdam, la città di Baruch Spinoza e di Gullit, e si trova le bandiere palestinesi appese alle finestre. E come fa uno a trattenere quell’impulso di farle a pezzi e bruciarle? Un pogrom, erano settecentomila tassisti assassini professionisti di Hezbollah che li cercavano per fare una nuova notte dei tergicristalli, lo hanno detto alla tv, erano tassisti quindi sono abbastanza sicuro che fossero tergicristalli, uno in macchina aveva addirittura un forno a microonde e cercava un israeliano abbastanza piccolo da potercelo infilare dentro come hanno fatto il 7 Ottobre. Ma quale falso, lo hanno detto tutti i telegiornali, l’ho sentito alla tv e l’ho letto sui giornali, io sono uno che si informa sa, che cosa crede? Non l’ha sentito dei tentati rapimenti? Hanno fatto le prove di rapimento per esportare la tecnica del rapimento in Europa, però per ora hanno esportato solo un rapimento di prova, pare che un tifoso lo abbiamo rapito per 38 secondi. Lo sa lei che significa 38 secondi di rapimento? 38 secondi in cui ti ripassano davanti alla vita tutti i momenti brutti e i momenti belli della tua vita, il tuo primo bacio, il selfie con il pupazzo gigante vinto al luna park, l’università di Gaza fatta saltare in aria, le serate romantiche al cinema all’aperto di Sderot. Pensi che gli altri avevano già cominciato a raccogliere le fedi come nel ghetto a Roma il 16 ottobre del ’43 ma con 38 secondi non è che fai in tempo a raccogliere tanto. Poi per fortuna è tornata la calma, non si è fatto male quasi nessuno, sono tutti in Israele, lì possono cantare liberamente che a Gaza non ci sono le scuole perché non ci sono più bambini. Mica ce le abbiamo certe libertà noi, qua.

POSCRITTO SERIO
(visto che alcuni faranno finta di non capire, spieghiamolo come ai bambini delle elementari)

Questo è un racconto di fantasia che ha come oggetto la scandalosa e indegna copertura mediatica di quanto successo nei giorni scorsi a margine della partita ad Amsterdam tra Ajax e Maccabi Tel Aviv: molte cose sono inventate, alcune sono riferimenti puntuali ad alcuni fatti documentati di quanto avvenuto il 9 novembre. I più sono rimasticamenti di scemenze dette da giornalisti, politici, opionionisti e wannabetali su twitter . Qualcuno potrebbe sentirsi disturbato dal fatto che abbia deciso di giocare con un tema così serio, ma questa è una parodia più o meno fedele della distopia mediatica che buona parte dei media nostrani hanno provato a venderci come “pogrom”. E il rischio, che va avanti ormai da tredici mesi, è che questa sovrapposizione tra ebrei e israeliani, e questa strumentalizzazione di ogni fatto e critica fatta a Israele come manifestazione di antisemitismo, faccia breccia: è un rischio grave, perché qualcuno potrebbe crederci e pensare che gli ebrei tutti siano responsabili di quello che sta facendo Israele. E io non credo che valga la pena, né che sia intelligente, né che sia morale, usarli per giustificare i crimini del governo israeliano. Nel racconto inventato c’è anche il riferimento ai presunti tentati rapimenti, notizia di cui non c’è traccia ma che Molinari prontamente ha rilanciato irresponsabilmente in tv: perché degli ostaggi veri invece ci sono e la percezione è che molti, a iniziare da Netanyahu, li stiano usando da un anno come alibi politico. Ci manca solo che qualcuno inizi a inventarsi gli ostaggi falsi.  

Non è neanche un tentativo di giustificare la violenza, viviamo in un mondo in cui abbiamo accettato che il monopolio della violenza appartiene allo Stato e nessuno è autorizzato a farsi giustizia da solo. Quando lo Stato abdica a tale ruolo si creano dei vuoti e qualcuno quei vuoti li riempie: le organizzazioni criminali ti offrono protezione, qualcuno pensa ad organizzarsi per conto proprio, qualche politico ti dice che è giusto comprarti una pistola per difenderti da solo. Per qualche strana ragione, abbiamo deciso che il mondo del calcio è un mondo a sé: forse perché è un rito collettivo che fino a qualche tempo riguardava gran parte della popolazione europea, abbiamo deciso che tutto quello che ruota intorno al calcio ha una sua sacralità su cui si può chiudere un occhio e anche metà dell’altro. Essendo un rito popolare, è l’unico spazio a cui è concesso una specie di lasciapassare alla violenza popolare; non puoi quasi più manifestare ma puoi menarti liberamente allo stadio. La polizia prova a contenere, a dissuadere, e spera che gente che si dà appuntamento con lo scopo di ammazzarsi reciprocamente di botte se la cavi soltanto con qualche contusione. Il perché di questa decisione non lo so, sono stati fatti passi avanti ma è una tradizione che fatica a morire. E in quello spazio si annida un po’ di tutto, dalle cose belle (perché nelle curve ci sono anche un sacco di cose belle) alle cose brutte, ma tutte auto-organizzate. E la giustizia fai da te delle curve non è puntigliosa e precisa come quella delle aule di tribunale (e spero che a questo punto sia chiaro perché proporre incessantemente la sovrapposizione ebreo = israeliano sia pericoloso, soprattutto qua in Europa). E in questa violenza, come abbiamo visto ieri ma come abbiamo visto in episodi di violenza di ultras anche più gravi, ci si infila un po’ di tutto, anche l’antisemitismo. Ma non ne è il motore principale, non lo è nelle altre partite e non lo è neanche in quelle israeliane: andatevi a vedere come si insultano tra di loro gli ultrà israeliani e i riferimenti che fanno alla Shoah. C’entra naturalmente anche la situazione internazionale, perché le curve si radicalizzano su tante cose e non possiamo far finta che il conflitto a Gaza non sia una di queste variabili. Ma non possiamo neanche far finta che non siano una variabile le asimmetrie di trattamento tra Israele e la Russia, tra i canti “morte agli arabi” e “from the river to the sea”. Perché poi finisce che qualcuno inizia a pensare che lo Stato, quello che ha il monopolio della violenza, quella violenza la stia applicando anch’essa in maniera asimmetrica ma questo discorso già ve l’ho fatto, quindi la finisco qua.  

Spread the love