SDS#137 – È LA STAMPA BELL—

Caro direttore,  sta settimana è uscito er report aggiornato sulla libertà de stampa e noi giù de 5 posizioni. È peggiorato pure er punteggio assoluto e io proprio non me lo spiego: adesso siamo diventati l’unica macchietta arancione in tutta l’Europa occidentale, prima de noi ce so’ Tonga, Fiji e Armenia. Ma te rendi conto direttore, c’hanno paragonato all’Armenia? Ce trattano come gli africani, vabbè l’armeni non so’ africani ma se semo capiti, direttò. Non capisco, io me metto là e ve leggo tutte le mattine e me pare che va tutto bene, anzi moooolto mejo der passato: prima era tutto un profluvio d’aresti, avvisi de garanzia, intercettazioni che te facevano accapponà la pelle, mo invece me pare tutto tranquillo. Vero ce sta ‘sta guera che parte dall’Ucraina e arriva fino a Gerusalemme, passando dai pacifisti attraverso l’ONU e il governo iraniano arriva a un prete in periferia che ripete gli slogan der Vaticano, ma tutto sommato stamo a vince quindi non me sembra un gran problema.  Capisco che un piccolo problema de informazione c’è: ‘sti universitari infojati se so’ impossessati delle radio, dei telegiornali, controllano i giornali e le tv, ma quando hanno preteso de decide perfino chi doveva parlà in facoltà me pare che l’avemo rimessi ar posto loro. Pure sta dittatura comunista che ha governato er paese pe settant’anni è finita, adesso ci abbiamo questo governo di sinistra moderata della Meloni che me sembra molto meno ideologico de quelli der passato; certo abbiamo ancora il 25 aprile e il primo maggio eccetera ma vabbè.  Sì è ver… aspettate che chiudo la finestra che qua fuori c’è un casino! Casino… so’ quattri ragazzetti che urlano non se capisce manco che dicono: stop ar genotipo, ar genoano, forse è stop ar geroglifico, vabbè ho chiuso così non ce disturbano. Dicevamo, si è vero, ci abbiamo avuto pure er problema de questi propagandisti dell’odio ma me pare che fra arresti, cancellazioni de conferenze e divieti de ingresso nell’area Schengen se semo difesi alla grande dalla disinformazione. Avemo fatto arestà pure quell’antri de ultima generazion— aspè, forse quelli fòri dalla finestra urlavano “stop generazione!”, spè che controllo… No, non se capisce ma non è ultima generazione, però ce so’ delle bandiere poiù o meno che c’hanno li stessi colori nostri. Boh! Insomma direttore, io proprio non me lo spiego questo declassamento: non sarà che i poteri forti che odiano l’occidente si sono impossessati pure delle classifiche sulla libertà de stampa? La prego, mi illumini perché io veramente non capisco.

SDS#136 – COMMA ’24

Piccolo decalogo di nuove regole per sopravvivere nel mondo contemporaneo dove la logica elementare di un qualunque discorso è diventata un optional. È legittimo dire che con la Russia si deve trattare, ma chiunque lo dirà verrà considerato filoputin e traditore dell’Occidente. È legittimo criticare Israele, ma se lo fai sei antisemita. Lo stesso principio si applica a Parenzo, Molinari, eccetera. Se pensi che Marx e Hitler non siano paragonabili sei come Hitler. Se non equipari fascismo e comunismo sei revisionista. L’unico modo di non essere revisionisti è il revisionismo della storia per farlo coincidere con la nostra attualità strategica. Esempi: Erdogan è autocrate feroce e alleato strategico nella santa alleanza contro le feroci autocrazie.Lettori di Kant con le svasticheBandera partigiano  L’Occidente si può criticare, ma se lo critichi sei amico dell’Iran. Il modo giusto per criticare l’Occidente è parlare prima male dell’Iran, della Russia, della Cina e dei nemici dell’Occidente, fermandosi al prima. Si può essere pacifisti, ma se chiedi la pace non sei pacifista. Noi siamo favorevoli alla pace nel mondo. Chiunque non sia nostro alleato è inferiore e molto somigliante a Hitler. L’unico modo autentico di essere antifascista è criticare gli antifascisti. Si può protestare contro il Potere e contestarlo, ma se la protesta avrà successo verrà considerata come attentato eversivo alla democrazia. Le uniche manifestazioni democratiche sono quelle che non intaccano in nessun modo la situazione reale. Una manifestazione, per essere realmente democratica, deve essere inutile. Puoi criticare i ricchi, ma se lo fai hai l’invida sociale. La nostra idea di meritocrazia è che se hai successo è perché te lo sei meritato. È il successo che sancisce il merito, non il contrario. Le scuole devono essere meritocratiche. Per essere davvero meritocratiche dovrebbero escludere disabili, migranti e altri categorie svantaggiate. Una scuola che aiuta i deboli ostacola la reale meritocrazia, in cui le risorse personali dei singoli fanno la differenza. La democrazia è l’unico valore fondante dell’Occidente, non possiamo permettervi di svilirlo votando. Ma, non potendo impedirvi di votare, renderemo inutile il vostro voto.

SDS#135 – ER DAVIF

Pure sta settimana è scattato puntuale er Davif. Er Davif è un meccanismo messo a punto da sto governo che scatta nei momenti de difficoltà. Davif è un acronimo che sta pe: Dispositivo Automatico de VIttimmismo Fascista.  Non lo possiamo considerà proprio un’invenzione, è più na capacità innata dell’attuale classe dirigente; in un certo senso, non lo fanno manco apposta come dice er nome è proprio un meccanismo de autoconservazione che je scatta in automatico. Tutto er processo che prevede l’attivarazione der Davif consiste de tre fasi. Nella fase uno, er politico, l’aspirante gerarchetto o er sottopanza de turno fa la cazzata nostargica: braccio anchilosito, citazionismo ducesco, censura, intimidazioni, po’ esse quello che te pare.Nella fase due quarcuno se ne accorge, lo fa notà e prevedibilmente scoppia la polemica. Nella fase due de solito la classe dirigente s’accorge che quella che je sembrava na genialata o ar più goliardata ar gusto de cinghiamattanza in realtà è quello che è: na roba indegna de un paese civile. Poi c’è la fase tre e se attiva er vero e proprio meccanismo automatico: iniziano a piagne (a volte c’è na fase due e mezzo in cui provano a buttalla in caciara ma de solito dura un quarto d’ora e non funziona mai; a quer punto arriva er senso de pericolo e scatta er davif). Perché io ma veramente vi credete che io? Io da piccola mi discriminavano, io una con la mia storia perché provateci voi in un paese come il nostro ad averci la mia storia fasc… No, aspè è venuta male questa la rifacciamo. No dico io provateci voi una storia controcorrente in un paese dominato dalla dittatura intellettuale e politica della sinistra, ce l’avete presente crescere negli anni settanta? Eh, manco io, io so’ cresciuta ner pieno dell’epopea berlusconiana, aspè… A Ignà, ma allora perché ce discriminavano? Perché semo fasc… No! No! No, è un complotto, questi se fanno censurà per poi accusacce de esse censurati. Eccerto, e pensi che non noi te censuramo solo perché voi fa un monologo in tv? Ah ah ah (risata nervosa). Ecco, guardate qua che scrive sto pezzodemmerda, ma che censura, ecco, leggeteve er testo, ecco, vedete quanto so’ democratica. In televisione no, ve lo leggo addirittura io sulla pagina facebook mia, io che mi discriminavano da piccola, no questo l’ho già detto. Un po’ tipo er violento de turno che se lamenta che lui porello non voleva fa’ niente, è che è proprio stato costretto ad ammazzà de botte la moje. Lui è un pezzo de pane, è gentile, è quella stronza che fa de tutto pe fasse menà. A quei violenti là però de solito non ce sta attorno mezza stampa italiana a faje la ola (oddio certi ce provano pure co’ loro) e quarche rara vorta capita pure che se levano dar cazzo da soli co’ un colpo de pistola. Questi non ce pensano proprio.

SDS#134 – PRESENTGRAM

All’inizio della settimana volevo scrive de Giulietta, o mejo der fatto che ner 2024 ancora quarcuno se stupisce de chi reinterpreta a modo suo er testo de Shakespeare (che in 400 anni davero non l’ha fatto mai nessuno!). Poi diciamo che so’ successe un po’ de altre cosette secondarie, tipo un antro passo verso la terza guerra mondiale, che penso sempre per fortuna che la guerra non se decide ancora su twitter sennò s’eravamo già estinti da du anni. Poi ce so’ i morti ner mediterraneo mentre noi europei discutemo der modo migliore pe’ tenelli fori da casa nostra, e i morti de casa nostra sur lavoro mentre er segretario della CISL se batte contro l’articolo 18. Eccetera. Che uno davero manco je la fa a sta dietro a tutto.  Ecco, io se rinasco vojo esse l’impermeabile de Gramellini, perché sicuro ce deve esse un impermeabile magico che protegge Gram dar mondo pe permetteje de concetrasse sulle cazzate tipo er colore della pelle dell’attrice che interpreta Giulietta. Così sta settimana me so’ sottoposto volontariamente a un esperimento scientifico per il bene dell’umanità: me so’ letto i caffè de Gramellini, giorno pe’ giorno. DISCLAIMER: NON PROVATE A FARE QUESTO ESPERIMENTO A CASA! (Se ho twittato poco ‘sta settimana mo sapete er perché: me stavo a ripià dopo i tre minuti quotidiani de esposizioni a Gramellini). I grandi temi della settimana: Giulietta, i vecchi che odiano i regazzini che giocano, i SUV guidati sotto stupefacenti, Paola Gassman.E poi er pezzo definitivo: la cover der cellulare de Fedez. Cioè no un pezzo su Fedez, manco un pezzo sur cellulare de Fedez, un pezzo sulla cover der cellulare de Fedez. E lì, usando le parole stesse Gramellini, c’ho avuto l’illuminazione: e se er caffè de Gram non significasse proprio niente? Er vero mistero è come un giornale j’abbia dato una rubrica sur Coriere e una parte dell’opinione pubblica (de sinistra) abbia potuto trasformarlo in un campione der progressismo, quando è evidente che se tratta de un giuggiolone goliardico. Ecco, io a qua avrei usato cojone ma sto ancora in trasfert. Però ho capito: Gram e Fedez so’ la stessa persona, Gram è er vecchio che se lamenta dei ragazzini, la profondità non va oltre quer pavimento de linoleum. O forse è solo che ancora non ho smaltito i postumi dell’esperimento, forse me serve un antro caffè vero. Ma voi mette cercà de capì er mondo quando te puoi concentrà sulle cortellate tra ragazzine alla fermata dell’autobus?

SDS#133 – CIRCO DELMASTRUM

Sta settimana c’è stata pure la polemichetta se i fascisti se pònno menà o pure no; polemichetta che il governo ha cercato subito de spegne spiegandoce che so’ in grado de menasse da soli. De mezzo c’è sempre Delmastro, che ricordamolo è sottogretario alla Giustizia e alla Linea Comica della Governo. Aveva esordito subito cor siparietto co’ Donzelli dei coinquilini cojoni che se scambiano informazioni compromettenti, un po’ tipo Friends all’amatriciana.Poi è stata la vorta dello spaghetti western a mezzanotte, co’ Pozzolo protagonista e er nostro che stavolta se limitava ar personaggio che non sapeva un cazzo, non c’era e se c’era dormiva o ar massimo annava a buttà la monnezza. Dopo sti ruoli da spalla finarmente è protagonista in un nuovo poliziottesco in salsa Biellese: quelli della scorta che lo reggono mentre vole pistà de botte er candidato sindaco der partito suo; o armeno così dicono le recensioni dei giornali (le trovate alla pagina cinema). Vedi qua un antro po’ e noi non servimo a un cazzo: se non ce fosse la devastazione dovunque te giri sarebbe da sedesse ar bar a fasse l’aperitivo brindando ar momento in cui inizieranno a piasse a pizze in faccia da soli, risolvendo ogni dubbio amletico ar riguardo. Delmastro pare che s’è incazzato perché sto candidato sindaco ha fatto na cosa scandalosa: na nomina politica. Mo dopo le minipistole, i costumi da Minnie, i capiscorta co’ nomi che manco nella seria su Escobar, ma che davero mo ve volete mette pure a fa politica? Ma io dico cioè tu nomini un revisore dei conti de una banca locale der biellese e non dici niente a Delmastro? Cioè e la catena de comando? Ma mo metti caso che viene fuori che questo, putacaso, è na persona onesta o non è parente de nessuno, chi se la pia la responsabilità? Ma poi a parte er profilo è l’insubordinazione, qua me se scardina la gerarchia, qua rischiano de annà in fumo ottant’anni de duro lavoro de idealizzazione dei gerarchi, no cioè, volevo di’ gerarchia. La gerarchia è in pericolo, l’idealizzazione dei gerarchi procede alla grande. E quale sarà er prossimo episodio: un duello all’arma bianca tra du assessori co Delmastro che fa da giudice? Er deputato X che fa le sfiammate dar sedere co’ Delmastro che regge l’accendino? Fitto che fa lapdance alla Montaruli co’ Delmastro che fa il palo? Non quel palo! Ormai è un circo, la situazione ormai è tarmente grave (ma seria mai), che perfino Renzi è intervenuto pe’ di’ a Delmastro de fa meno er pajaccio. Delmastro a quer punto l’ha querelato, così pe’ scambiasse i ruoli dei personaggi e creà un antro po’ de confusione. Poi, sempre pe’ restà in tema circo, quelli de Fdi j’hanno mannato (a Matteo) un dromedario a na presentazione der libro suo. Mo non so Renzi ha querelato er dromedario. Sarebbe un peccato, perché fra tutti me pare l’unico personaggio dignitoso.

SDS#132 – TETTI A TUTTO

Al fine di assimilare gli stranieri figli di stranieri, immigrati da paesi stranieri, ai valori patriottici della patria italiana si emana la seguente direttiva sulla compostazione delle classi scolastiche. Si fissa un tetto del 20% (ventipercento) da intendersi come numero massimo per classe di alunni assimilabili ai valori dell’italianità (d’ora in poi tetto M). Si fissa inoltre un sottotetto R voltosi a tutelarci l’italianità regionale. Il suddetto sottotetto R prevede una percentuale massima del 50% di studenti non regionali da avviarsi a corsi potenziati di dialetto. Il sottotetto ausiliario R2 stabilisce la presenza di massimo due studenti calabresi per classe, ad eccezione della Calabria.Viene inoltre istituito il tetto C al 15% per alunni non cattolici. A tal fine gli altri studenti cristiani verranno conteggiati con coefficiente 0,33, i testimoni di Geova con coefficiente 1,5 e gli islamici con coefficiente 8. Gli atei contano come mezzi islamici.È inoltre da rispettare categoricamente il coefficiente capillare B, ovvero che la quantità di discenti biondi sia in ogni classe superiore al numero totale degli allievi mori meno i castani. Si rappresenta ai fini della contabilità tricotica che due rossi valgono come un biondo, i capelli afro contano come doppio moro. Per i capelli colorati fa fede la ricrescita. A tutela della normalità intesa nel senso di normale ovvero nella norma in quanto rappresentazione statistica della maggioranza ovvero normale, gli scolari normali saranno protetti dai soggetti appartenenti a categorie protette o affini che per brevità chiameremo con gergo vannacciano anormali o NN. Ne è tollerata la presenza di tre per classe.Segue elenco studenti NN: disabili, affetti da disturbo dell’apprendimento, vegani, figli di famiglie non tradizionali, cicciottelli, tappetti, bruttini, occhialuti, cacasotto, piscialletto, pacifisti e figli di pacifisti, poveri, intolleranti al lattosio, al glutine, alla frutta secca, ai fascisti, tifosi della Bari, sanremolesi, fan di Geolier,  trapper in erba, bimbi di Barbero, grillovori, bilingui, amanti della bici, quelli vestiti strani, amanti delle verdure, saputelli che hanno fatto la primina, ambientalisti, nerd e daltonici che immagina fare lezione di arte in una classe che tutti vedono i colori a cazzo. Si ricorda inoltre che tutte le categorie sopra elencate devono comunque restare sotto il supertetto S del 30% (che si ottiene sommando il tetto R meno il tetto M al tetto C e diminuito del saldo positivo del coefficiente B ma maggiorato con gli studenti NN). Oltre tale tetto si parlerà di sovraccarico educativo eccedente. In presenza di tale sovraccarico le classi saranno dotate di adeguato impianto di messa a terra più messa in aula e croficisso extralarge con corona led che s’illumina in segno di pericolo in presenza di idioma straniero, più fornitura extra di acquasanta, acqua del Po e mezza minerale. Per tutelare il Made in Italy verrà ripristinata la mensa in latino: panem quadratum e circenses, soprattutto circensi. Il garum invece verrà prodotto mettendo a macerare i coglioni dei prof che dovranno smazzarsi l’ennesima inutile e inapplicabile circolare ministeriale. 

SDS#131 – PUFFOLOGICA

Ricordo che, una ventina d’anni fa, c’era questa strana teoria complottista sui puffi che, in mancanza dei social, era costretta a rimanere su remote pagine web e che diceva: i puffi sono propaganda comunista! E seguiva tutta l’analisi approfondita di questa società collettivista, guidata da un personaggio barbuto che ne determinava ogni aspetto della vita sociale e lavorativa e che, guarda caso, era vestito di rosso! Era chiaro che fosse un GrandePuffoMarx! I Puffi, tutti uguali fra loro, non hanno nemmeno un nome ma si identificano per il lavoro che svolgono all’interno della comunità e si chiamano tutti Puffo: puffo inventore, puffo contadino, eccetera, perché puffo in realtà significa compagno! Il nemico giurato dei Puffi? Gargamella, l’avido capitalista dalle fattezze ispirate più che a Bersani ai protocolli dei Savi di Sion il cui obiettivo è sottrarre i puffi all’idilliaca vita socialista per trasformarli in oro, cioè capitale puro! Infine il nome originale, SMURF che non è il nome originale dei puffi ma ci si avvicina abbastanza e che è chiaramente un acronimo che sta per Socialist Men Under a Red Father. E Puffi? Proletari Uniti Fraternamente Fottono l’Imperialismo! Che altro vi serve?C’è dire che dopo questa prima grande analisi complottista, i puffi diventarono anche rappresentazione della società totalitaria nazista e pure di quella massonica fino a quando il professor Bueno non raccolse tutto ne “IL LBRO NERO DEI PUFFI”. Ecco, io mi ricordo che vent’anni fa leggevamo quest’analisi e ci davamo di gomito (virtualmente) tra noi, ridendo divertiti delle follie che può produrre un essere umano con a disposizione una pagina web e tanto tempo libero e una lieve inclinazione paranoica. Mai avrei pensato, vent’anni dopo, di ritrovarmi in un mondo di articoli e libri che, anche qui con poca ironia, discettano di bot sinoiraniani di propaganda, fakefactories, pallywoodismi, infiltrazioni tiktokiste e analisi su attentati e geopolitica che manco nelle peggiori serie tv di Caracas. Roba che più o meno ha lo stesso spessore dell’analisi puffocomplottista (due mele o poco più) ma trattata con la dignità del saggio, dell’inchiesta, dell’ipotesi da prendere “seriamente in considerazione” e, nel frattempo, disattivare i cellulari per difesa. E allora ripenso a te, dimenticato Cristian, che come tutti i pionieri hai avuto il torto di arrivare troppo presto. L’avessi scritta oggi, quell’analisi. avresti il tuo spazio fisso come editorialista in qualche giornale moderato. Puffarbacco! P.S.Aderisci anche tu alla campagna  “Più Peyo e meno Peyote nelle redazioni!”

SDS#130 – ER GIOCO DER POLLO

Macron ha ridetto un’antra volta quella roba della NATO in Ucraina. Mo, escludendo per un attimo l’ipotesi che è pazzo, direi che la cosa più probabile è che abbiamo deciso de fa’ er gioco der pollo. Er gioco der pollo ce l’ha presente chi ha visto gioventù bruciata o ritorno ar futuro: è quello che te metti in macchina e te lanci sparato e vince quello che se ferma pe’ urtimo. L’altro fa er video su youtube tipo fratellì ho preso er muro, ma senza airbag. Mo è evidente che l’Ucraina er gioco der pollo co’ la Russia non lo po’ fa’, non esiste la gara bicicletta contro macchina. Noi NATO invece la macchina (bellica) ce l’avemo, quindi pronti pe’ la sfida. Oh, me pare chiaro che Putin c’ha esattamente la stessa intenzione. Naturalmente er gioco der pollo nella maggior parte delle volte è un bluff, non è che finisce sempre co’ na catastrofe, ma diciamo pure che, bluff de qua e bluff de là, alla fine le probabilità der frontale non è che so’ proprio zero. L’antre vorte quarcuno vince. E chi lo vince er gioco der pollo? De solito lo vince quello che è disposto ad arivà fino ar muro, cioè er più disperato, sempre premesso che la fine della sottiletta ar forno non è l’obiettivo de nessuno, visto che er muro in questo caso è la guerra nucleare. Sia chiaro, io non penso che Putin è così scemo da spiacciccase pe’ tigna, ma penso pure, nonostante er male che penso dei politici nostri, che forse ar destino loro e delle popolazioni che governano (cioè noi) ce tengono quell’anticchia de più der dittatore russo. E penso pure che se c’è uno tarmente pazzo da preme l’acceleratore fino ad arivà alla svamping politics, fra Putin e Macron, forse è er primo. Ecco, e questo non va bene: non puoi giocà ar gioco der pollo se sei convinto che te fermerai prima de quell’antro. Allora la domanda interessante secondo me è: perché cazzo lo stamo a fa’ er gioco der pollo se è quasi sicuro che lo perdemo? E qua torna in campo l’ipotesi uno, la pazzia, oppure l’ipotesi due: non sapemo più che cazzo fa e improvvisamo. Mo sta sintesi non è che voleva esse chissà quale profonda analisi geopolitica, solo no spunto; dice quindi dovemo fa pippa e fermacce pe’ primi? Ma secondo me dovemo proprio trovà er modo pe non giocacce pe gnente ar gioco del pollo. Un modo pe scartà de lato. Vabbè ma quindi che famo? Ecchenesò, ma che devo fa tutto io? Io so’ solo quello che te vede che cerchi de buttà giù un muro a capocciate e te dice fermate che te fai solo male! Dice ma io non lo so che altro fa! E ho capito, ma non credo che te verrà un’idea a forza de capocciate. Forse la capoccia potremmo provà a usalla. Ecco, ce servirebbero le menti migliori della nostra generazione a ragionà su questo, no a fa i bookmaker della catastrofe. Perché se le mejo menti l’unica cosa che hanno pensato è er gioco der pollo, stamo messi male.

SDS#129 – FOLLYWOOD

“We stand here as men who refute their Jewishness and the Holocaust being hijacked by an occupation which has led to conflict for so many innocent people” Jonathan Glazer OSCAR 2024 Questa è la personale e privatissima premiazione de Stacce delle follie a cui avemo assistito nell’urtimo periodo. Le categorie so’ più o meno quelle canoniche. PREMO MEJO FIRM a quelli che che er film se lo so’ fatti da soli in questi cinque mesi, l’hanno intitolato “Diritto Alla Difesa”, come se quello che sta a succede a Gaza oggi ciavesse ancora una qualche giustificazione in quello che è successo er 7 Ottobre. PREMIO MEJO ATTORE PROTAGONISTA va a Giorgia Meloni per il ruolo in “IL Presidente”, no asp… miglior ATTRICE per il Pres… no! Miglior ATTORE per LA Presid, vabbè fate come ve pare. Memorabile la scena rugby, evidente citazione de “ogni maledetta domenica”. PREMIO MEJO ATTRICE PROTAGONISTA a Emmanuel Macron, ormai unica vera primadonna der jet-set politico. Cor virtuosismo dell’intervento diretto della NATO in Ucraina, in quanto a follia politica non c’era più trippa pe gatti pe’ nessun*. PREMIO MEJO REGIA a Biden, per la visione onirica in cui manda le bombe a una parte in conflitto e i cerotti all’altra. Vette di surrealismo e involontaria ironia difficilmente uguagliabili, come nella indimenticabile scena del gelato. PREMIO MEJO SCENEGGIATURA NON ORIGINALE ar Papa pe “Bandiera Bianca” che, nonostante ripeta un concetto che la Chiesa ripete ormai da dumila anni, riesce comunque a trovà le parole capaci de fa incazzà pure una parte de quelli che la pensano come lui. Più ovviamente tutti l’antri. PREMIO MEJO SCENEGGIATURA ORIGINALE alla gang de Fratelli d’Italia per “Cena di Capodanno”: un inarrestabile sequela de momenti comici e colpi de scena in salsa spaghetti western che non se vedeva dai tempi de Bud Spencer e Terence Hill. PREMIO MEJO FILM STRANIERO va a Bibi Netanyahu per il remake der film de Putin, ma se sa che noi occidentali quanno vedemo un film figo ce famo subito la cover. Bella pure la scelta di mantené i tropi centrali der linguaggio: minaccia esistenziale, denazificare eccetera. PREMIO MEJO ATTORE NON PROTAGONISTA a Carlo Calenda per “Terzo Polo”. Quando cerca de tirà i calci negli stinchi ar PD quello vince, ce se allea quanno perde, uno dei più grossi esempi de lungimiranza politica ar contrario dell’ultimi anni. PREMIO MEJO DOCUMENTARIO a Lollobrigida per “Fermate quer treno”, in cui si narra la storia vera e incredibile di un cittadino comune che riesce a fermà un treno fermo semplicemente chiedendo per favore fateme scende. Una dura testimonianza sulla condizione delle ferrovie italiane. PREMIO MEJO FIRM D’ANIMAZIONE a Chiara Ferragni per “Influencer”, lo guardi e te sembra quasi da avecce a che fa’ co una persona vera in carne e ossa. Piccola critica personale: da migliorà ancora un po’ le scene in cui piagne. PREMIO MEJO EFFETTI SPECIALI a Sarvini pe “Ponte sullo Stretto”. I rendering so’ fantastici, carcolando che alla fine forse resteranno solo quelli direi che complessivamente so’ costati un po’ troppo ma che je frega, tanto paghi tu. PREMIO MEJO FOTOGRAFIA a Motaz Azaiza per la foto qua sotto, scelta dal Times come una delle mejo foto der 2023, e per tutte le altre. Se sapemo quarcosa è anche merito de gente come lui. La follia è gente che, invece de difendelo, lo attacca tutti i santi giorni.

DON ABBONDIO, LA GOGNA E CHIARAFERRAGNI™

Io ho sempre odiato Don Abbondio. Non ho mai sopportato la sua ignavia, il sottrarsi ai suoi doveri scambiata per neutralità, l’atteggiamento pavido di chi non vuole guai e non vuole immischiarsi in una faccenda più grande di lui: Don Abbondio è uno che semplicemente non vuole grane, non si sente abbastanza coraggioso da affrontare le angherie del potente di turno e tenta la via della fuga. Nel far questo, è anche profondamente convinto di esser lui la vittima di ingiustizia quando le vittime reali sono quelli a cui lui si nega per mantenere il piccolo privilegio di non essere infastidito dal potere. Questo sentimento di odio nei confronti di Don Abbondio non si limita naturalmente alla sola lettura del romanzo. Quando guardai, adolescente, la sua trasposizione televisiva (un colossal RAI dai risultati abbastanza deludenti in cui il curato veniva interpretato da Alberto Sordi) provai lo stesso senso di repulsione per quella maschera, ancora molto attuale, di meschinità e vittimistica impotenza. Già allora però, da adolescente, sono sicuro che se avessi incontrato Alberto Sordi per strada non avrei iniziato a insultarlo e a sgranargli addosso come rosari teorie di malanni assortiti perché aveva interpretato la figura del prete manzoniano in un film. Non è un vanto, non credo che serva molta intelligenza per separare il personaggio rappresentato in un film dalla persona reale che lo ha interpretato sullo schermo. L’odio è per il personaggio, non per la persona. E anche riguardo al personaggio, per quanto alcuni passaggi del libro ci restituiscano un Don Abbondio profondamente umano, invaso da un sentimento altrettanto umano come la paura che non riesce a dominare, anche riguardo al personaggio l’odio nasce da quello che il personaggio rappresenta: da quel complesso di valori che l’autore ha scelto di raccontare attraverso quel personaggio. Don Abbondio, soprattutto quando esce dalla complessità letteraria e assume valenza simbolica nell’immaginario popolare, diventa rappresentazione sintetica di uno schema di valori: è rappresentazione per antonomasia di deferenza al potere e sottomissione pavida di fronte all’ingiustizia. È simbolo, come tanti anti altri simboli presenti nella nostra vita di tutti i giorni, dallo stop all’incrocio allo scambio delle fedi in chiesa, dall’inno nazionale prima della partita alla divisa dei carabinieri. Ora questa distinzione è stata sempre abbastanza chiara per i personaggi letterari, un po’ meno per i personaggi pubblici che, a volte volontariamente a volte loro malgrado, hanno una loro dimensione simbolica. Francesco Ferdinando è stato ucciso da un irredentista serbo in quanto rappresentante della dominazione austro-ungarica e non in quanto più o meno amabile cinquantenne (non conosco la vita privata dell’arciduca, magari in privato era una persona gentilissima o magari no). Anche questa differenza tra ruolo pubblico e vita privata era abbastanza chiara fino a qualche tempo fa; quando si attacca un politico si attacca per le sue idee, per il ruolo che rappresenta nelle istituzioni, a volte anche perché alcune delle sue condotte private risultano in netto e ipocrita contrasto con le convinzioni politiche professate; ma insomma era abbastanza chiaro, sempre fino a un po’ di tempo fa, che la vita privata di un politico aveva a che fare con la sfera politica solo nel momento in cui entrava in aperta contraddizione con essa: un politico che sostiene la sacralità della famiglia tradizionale ma in privato divorziato o con una famiglia tutt’altro che tradizionale, qualche problema di accountability ce l’ha. Un politico gay che porta avanti posizioni omofobe anche. Per il resto non dovrebbe interessarci più di tanto. Finché questi due ambiti, quello pubblico e quello privato di una persona, o quello virtuale di un personaggio e quello reale del suo interprete, restano separati, le cose sono abbastanza semplici da decifrare: ci si può accanire sul primo mostrando pietà (o indifferenza) per il secondo; si può insomma provare umana pietà per l’uomo Francesco Ferdinando e i suoi giovanissimi figli improvvisamente privati dell’amore e della vita dei genitori senza per questo modificare di un millimetro il proprio giudizio politico. O almeno ci si può provare, anche se non sempre scindere i due campi è semplice e l’uno rischia di tirarsi dietro anche l’altro. La dolorosa e lunga malattia di un dittatore o di un mafioso può muoverci a pietà e farci dimenticare il passato di violenza e disumanità atroci inflitte lungo il corso della sua vita? Non è semplice ma, quanto meno, ci si può provare. Difficile farlo con i mafiosi, dittatori e criminali di vario tipo, perché di fatto è la loro stessa vita ad essere sotto processo; è complicato ma possibile con personaggi politici in cui, per quanto controversi, è comunque possibile tracciare una linea di demarcazione tra sfera pubblica e sfera privata. Non mancano gli esempi di politici o giornalisti odiosi (odiosi per i loro atteggiamenti pubblici e le loro posizioni politiche) che in privato (giurano quelli che li hanno conosciuti personalmente) si dimostrano persone affabili, gentili, premurose. Dovrebbe essere invece banale farlo per un personaggio virtuale, un’invenzione letteraria o cinematografica. Lì è evidente la distanza tra il personaggio e l’essere umano. O almeno, era semplice fino a un po’ di tempo fa. Io continuo a pensare che sia fondamentale separare l’attacco alla figura pubblica (sia essa personaggio politico o culturale) e il rispetto della persona reale in carne e ossa. Senonché oggi assistiamo a un fenomeno che attraverso i social è nuovo, soprattutto per intensità: la totale identificazione del personaggio con la persona reale, non per travisamento delle due sfere da parte del pubblico ma per scelta consapevole del personaggio di turno. Inizia a valere per tutti ma naturalmente per alcuni “influencer” questo è più evidente che per altri: io sono sicuro che esista un personaggio chiaraferragni™ e una Chiara Ferragni persona privata, o almeno me lo auguro. Quello che non sono sicuro di riuscire a fare è distinguere dove finisca l’uno e dove inizi l’altra. Prendo ad esempio lei perché emblematica di questo modo di porsi e perché oggi è di nuovo bersaglio di attacchi d’odio social, ma è un discorso che potremmo fare per altri personaggi dello spettacolo e, sempre … Leggi tutto