SDS#104 – EROI DEI NOSTRI TEMPI

Dopo le mirabolanti gesta della bidella pendolare e le fantasmatiche imprese della segretaria scooterista, è arivato il momento de presentavve un altro eroe dei nostri tempi: Michele, il rider interregionale. Questa è la storia di Michele Rossi (il nome è di fantasia perché in realtà si chiama Gaetano Friselli) un volenteroso giovane dei nostri tempi che ogni tre giorni inforca la sua bicicletta da rider per portare la zizzona di Battipaglia da Battipaglia a Piazza San Babila. C’è un tizio che evidentemente ancora non ha capito come funzionano le app per comprare i cibi, o forse vuole solo comprare la zizzona direttamente dal produttore, fatto sta che ogni volta arriva la notifica e Michele, senza scoraggiarsi, prende la bici e parte: si alza alle tre e mezza di notte e inizia a pedalare. Grazie a un amico casellante che chiude un occhio Michele entra in autostrada e pedala che neanche l’Indurain dei tempi d’oro. Dopo un paio d’ore è arrivato a Caserta e fa la prima sosta colazione a Teano est.All’autogrill successivo deve fare un’altra sosta tecnica perché caffè e sigaretta hanno avuto il loro effetto. La cosa più scomoda è far entrare la bici nel cesso dell’autogrill ma dopo le prime due rubate non c’è altra soluzione, anche perché la catena pesa e appesantisce. Ne approfitta per comprarsi una rustichella da mangiare e con i prezzi dell’autogrill s’è già bruciato mezzo guadagno, ma Michele non è un tipo venale, non è attaccato ai soldi: lui lo fa per spirito di sacrificio, per fare la gavetta. Dice che la gavetta serve sempre. Superata la bretella deve fare un’altra sosta tecnica a Fiano Romano perché ha bucato. Pit stop di 12.6 secondi netti. Dalle parti di Arezzo consuma la rustichella che ha scaldato mettendola sul sellino: la temperatura è perfetta, il sapore migliorabile.  Dopo circa dieci ore avverte i primi sintomi di stanchezza. Il problema principale è la sete: all’inizio Michele beveva tantissimo, faceva più o meno 30 km con un litro, ma calcolando che in autogrill l’acqua costa più della benzina alla fine gli conveniva andare in macchina. Poi ha provato il metodo cammello, bere tantissimo prima di partire, ma doveva fermarsi ogni dieci minuti a pisciare. Poi è stata la volta della tanica da cinquanta litri, ma riusciva a pedalare decentemente solo da metà percorso in poi. Poi ha smesso di bere. Ora parte con due bottiglie da due litri che raziona durante il percorso e puntualmente finiscono lì, alla variante di valico, dove a Michele appare la Madonna di Sasso Marconi vestita da camionista che lo incita per i dieci chilometri della galleria. A Casalecchio di Reno fa l’ultima sosta, dove gli appare di nuovo la Madonna dell’autogrill fuori dalla chiesetta e cerca di vendergli una videocamera del ’98; capisce che è un’allucinazione perché alla terza bestemmia continua a dirgli che è un affare.Poi la tragedia: spacca una ruota. Secondo Michele è una chiara vendetta della Madonna per il mancato acquisto ma non può arrendersi adesso: si fa il resto del percorso pinnando su una ruota sola e alle sette e quarantatré, con soli tredici minuti di ritardo sulla tabella di marcia, è a Milano. Si ferma al negozio di specialità campane all’angolo e prende la zizzona: essa zizzona infatti fa un viaggio a parte, in tir refrigerato, perché altrimenti sarebbe arrivata più sfranta de lui. La prima volta gli è costata diciotto intossicazioni alimentari e corsa non pagata. Michele arriva in piazza San Babila, suona il campanello e poi sale al quarto piano per consegnare la preziosa zizzona originale di Battipaglia al signor Fumagalli giusto in tempo per l’ora di cena. Di Fumagalli. Lui niente, che manco la mancia gli ha lasciato.

SDS#103 – CITTADINIBRAVI

L’artro giorno parlavo co’ un’amica che finalmente dopo due anni la settimana prossima doveva partì pe’ le ferie. Indovinate dove doveva annà? Esattamente. E in che zona der Marocco l’aveva programmate le ferie? Così ragionavamo che quella sembra una sfiga alla fine è ‘na botta de culo, che bastava partì la settimana scorsa e mo magari stava nei casini veri, che sarebbero stati comunque molto meno casini della povera gente che là ce vive e è finita sotto alle macerie. E a me m’è tornata in mente quella volta che so’ rimasto bloccato sul treno perché uno s’era buttato sui binari e quarche posto più avanti c’era un tipo che annava de fretta e sbraitava, aho, ma co’ tutti i giorni dell’anno questo doveva decide d’ammazzasse proprio oggi?E in realtà ‘ste reazioni so’ reazioni umane, poi uno se ricorda appunto che è un essere umano e pensa che i rodimenti de culo propri magari so’ na roba piccola se li metti nel quadro generale delle cose. Er problema magari è se la fase due non te scatta manco pe’ sbajo. Magari è successo pure alla tipa der Quarticciolo che mentre filmava er pestaggio ciaveva solo la preoccupazione della machina della fija, non lo so perché er video poi se ferma, ma de sicuro ‘sti du giorni non è scattato a un sacco de commentatori social. Che poi bastava guardallo, er video, e se capiva subito che i bravi cittadini che corcavano lo scippatore potevano esse considerati bravi giusto ner senso dei Promessi Sposi; non è che serviva ‘na scienza, bastava un livello de intelligenza medio ‘na tacca sopra a Marattin. E invece er lavoro de giornalista mica è raccontate una notizia: no, è datte in pasto un video sulla “giustizia fai da te”, è daje allo scippatore, ar tossico, ar delinquente. Chissenefrega de capì quello che stai a vede, mejo la bava alla bocca della gogna social.E i cittadini social come tanti cani de pavlov rispondono ar segnale: je ne dovevano da de più, ammazza in cinque se so’ messi a menaje e quello se ne va sulle gambe sue (e a te non te viene er dubbio che proprio perché se ne va sulla gambe sue l’obbiettivo era un antro?). Poi dopo un par de giorni arivano i dettagli. Ma dopo, prima ciavemo da compie ‘sto rito collettivo, i cinque minuti d’odio collettivo, lo sfogo, la gogna, la purga alimentati a colpi de “ma s’avessero scippato tu moje/fija/nonna/cognata/amante/cugina de terzo grado?”.Poi solo un par de giorni dopo te dicono che a quei bravi cittadini de tu moje-fija-eccetera je ne frega zero: quelli stanno là a controllà er territorio loro, se voi la droga vai a scippà quarcuno fuori dar quartiere che qua non volemo casini, che poi magari ariva la polizia. E se non era che poi magari ariva l’ambulanza e la polizia cor cazzo che ce tornavi a casa colle gambe tue, ma noi qui non volemo casini. E mo basta co’ te che annamo a parlà co’ quella stronza che ce sta a riprende cor telefonino.

SDS#102 – RIVELAZIONI

Pare che stamo in vena de grandi rilevazioni: Biden dice che dietro al golpe cileno ce stava la CIA, Amato che er DC9 de Ustica l’ha abbattuto un missile francese. Proprio roba che non s’aspettava nessuno! Mettece pure La Russa che ammette la natura neofascista della strage de Bologna, mo ce manca giusto er Papa all’Angelus che dice che dietro alla scomparsa de Emanuela Orlandi c’è implicato er Vaticano o Tabacci che ce dice che la DC in Sicilia ciaveva rapporti con la mafia. Un po’ la stessa sensazione de quando scoprimmo che Pinelli non ciaveva avuto nessun malore attivo, insomma tipo quando mi padre m’ha detto, Aho ma lo sai che quello che se vestiva da Babbo Natale quann’eri piccolo ero io? Papà c’ho venticinqu’anni, tu che dici? Dai, ce so’ voluti solo ‘na cinquantina d’anni, co’ sto andazzo conviene che me preparo psicologicamente alle grandi rilevazioni der 2053: nel 2001 a Genova i manifestanti ciavevano ragione! In Iraq non ce stavano le armi de distruzioni de massa! Al Qaeda è stata finanziata dalla CIA! Quelli del wrestling fanno finta de menasse! Che altro? Le creme “enlarge your penis” enlargiano solo er conto corrente de chi ve le vende. I miliardari africani solitari che ve scrivono su facebook non esistono: de media c’hanno cinque figli a capoccia mo te pare che l’unico senza parenti te scrive proprio a te! Er problema principale de Palermo non è er traffico; i cugini de Campagna non so’ davero cuggini ma so’ proprio fratelli! Gemelli! L’occhialetti a raggi X non funzionavano! Uan non era davero un cane parlante, c’era uno che lo muoveva e un altro che faceva la voce! I rider che guadagnano dumila euro ar mese so’ come Uan: non esistono nella realtà. Er cd appeso allo specchietto lo puoi pure toglie, non serve a un cazzo, alla quarta multa te potevi pure fa venì er dubbio. Stefano non è morto de droga, Federico non è morto de freddo.Altri scoop: Er giorno der disastro della Moby Prince la nebbia non stava manco a Cernusco sul Naviglio! Ruby non era la nipote de Mubarak! De sto passo capace pure che qualcuno se ne esce che Silvio non è stato il più grande statista dell’urtimi centocinquant’anni; o che i politici della Prima Repubblica rubbavano. Pe’ quelli della Seconda è ancora presto pe’ dillo, pe’ certe verità ancora non semo pronti, bisognà aspettà. Mica semo pronti ad accettà er fatto che tra Prima e Seconda Repubblica è cambiato tutto pe non cambià gnente. Non semo pronti a senticce di’ che andremmo deferiti a un tribunale internazionale pe’ come avemo trattato l’immigrazione negli ultimi vent’anni (e co’ noi l’Europa tutta), co’ governi de qualsiasi colore politico; pe’ questo me sa che ce vorranno altri cinquant’anni.Che un giorno, prima o poi, qualcuno aprirà i CPR e ce costringerà a guardacce dentro, e non ce permetterà de girà la testa dall’altra parte come famo adesso. P.S.Perché adesso, quando quarcuno ce lo fa’ vedé, famo finta de niente: 

SDS#101 – TUTTO NELLA NORMA

Dopo n’estate a cazziare chiunque ciavesse da ridire su no scontrino troppo caro co’ insulti che annavano da “a cojone ma che non ce lo sai?” a “morto de fame te stabbene!” tutt’a un botto è successo l’imprevedibile: er ministro Lollo se n’è uscito co’ la solita cazzata settimanale, che stavorta era che i poveri magnano mejo dei ricchi, e uno pensa che dopo sei mesi se semo abituati, invece in du giorni te se ribarta completamente la narrazione: povero è na figata. So’ intervenuti ministri, giornalisti, tutti a spiegacce che è chiaro che er povero magnà mejo: er povero non c’ha scelta, quindi è obbligato a comprà la qualità, mentre er ricco, che non ci ha problemi economici, tra na cosa de merda e una bona è automatico che sceje quella de merda. So’ arrivati pure gli chef stellati a spiegacce che è così, che da loro se magna ‘na merda perché i ricchi non capiscono un cazzo e la Caritas è la nuova vera frontiera della ristorazione: che non lo vedi che fori dalla Caritas c’è sempre la fila? Er povero campa mejo, non c’ha lo stress: metti che te devi comprò la machina nova stai a là a pensà mejo benzina, mejo elettrica, diesel, ibrida, gpl. Sei povero? Vai a piedi e sti cazzi del prezzo della benzina! Ar massimo devi decide fra l’abbonamento mensile e annuale. Vai a piedi e te mantieni pure in forma! Le vacanze uguali: vòi mette tutto lo stress de organizzà la vacanza? Stattene a casa e risparmi, se ce l’hai na casa, sennò mejo, non sai quanto se vive bene pe’ strada! Manco l’affitto te devi ricordà de pagà, voi mette la pacchia!Lo stile de vita da povero è salutare, pe’ questo er governo ha cancellato er Reddito de Cittadinanza e se ne frega dell’aumenti dei prezzi, lo fa pe’ la salute tua.  L’hanno capito pure i ricchi: l’altro giorno hanno beccato la Ferragni che stava a fa’ la cicoria a Parco Sempione. Musk s’è messo a fa’ i pelati dentro alle bocce tipo mi nonna, dice che se risparmia, Bezos invece cortiva le melanzane sur terrazzo: so’ 23.000 metriquadri de terrazzo e pe annaffialle consuma più acqua de tutto er Molise ma vòi mette er sapore der chilometro zero?E io finarmente ho capito che stava a combinà Trump in questi anni: puntava alla mensa della prigione! Pensa che brutta vita devono fa’ i parlamentari nostri a quindicimila euro ar mese, che infatti li guardi e pensi vabbè, ma questi non stanno bene: è corpa dei sordi. Fanno i sordi e non apprezzano più la norma, no la pasta, proprio la norma: quella va bene pe’ te che non c’hai scelta quelli non sanno più manco andò sta de casa; che infatti non è un caso che manco mettendocese de impegno riescono a fa’ na norma decente.   In sintesi: mai criticà i ricchi che magnano de merda, bevono de merda e soprattutto pensano de merda. Si sei povero invece, godite la pacchia e, soprattutto, vedi de fattelo piacé. Se proiprio non te piace la norma, puoi sempre ripiegà su un’antra ricetta povera: magnate un ricco!  

L’INIZIO (A.K.A. #SDS100)

Non lo so come è cominciato. Certo oggi, dopo che tutto è finito, a voi sembra quasi impossibile che sia potuto accadere, e che sia accaduto nella quasi indifferenza generale, se non addirittura con il supporto sguaiato di parte dell’opinione pubblica. Eppure è accaduto e voi mi avete chiamato oggi in questa scuola come testimone, perché qualcuno ha pensato di darmi questa medaglia che vedete qui appesa sul petto e allora mi avete chiamato a raccontare di quel periodo, e io ho quindi il dovere di provare a darvi una risposta, come testimone e come presidente della Fondazione Sani. Potrei dire che erano altri tempi, che non eravamo così preparati come lo siamo oggi, ma sarebbe una bugia. E la bugia non sarebbe che eravamo impreparati ieri, ma che crediamo di essere preparati oggi. Anche allora credevamo di essere preparatissimi, avevamo studiato la storia, ci sentivamo immuni da qualsiasi deriva; non lo eravamo e, credetemi, non lo siete neanche voi. Credo che noi siamo abituati a pensare a queste situazioni come improvvise, come delle discontinuità nette in cui è possibile individuare chiaramente un prima e un dopo, come un bicchiere che cade a terra e si rompe. Io penso che molti anche all’epoca si aspettassero qualcosa del genere: un ritorno del passato in forma di fotocopia, una scritta al neon luminosa di avvertimento con scritto bello grosso, Ehi, sta succedendo adesso! O una musica di sottofondo come negli horror che lo capisci subito che sta per succedere qualcosa, quanto sarebbe comoda una colonna sonora di avvertimento pure nella vita reale? E invece no, e mentre attendevamo questi eventi catastrofici che indicassero chiaramente e senza ombra di dubbio il minaccioso ripetersi del passato, faticammo ad accorgerci dei nuovi modi con cui questo passato aveva deciso di aggredire il presente. Non ci fu nessun bicchiere rotto, nessuno schianto, nessuna scritta luminosa, ma qualcosa più simile alla marea: che sale lentamente, che dovresti star lì a fissarla per delle ore per accorgertene, ché se la guardi per un momento e basta ti sembra che non stia accadendo niente. E poi noi la marea la conosciamo, lo sappiamo che dopo sei ore torna indietro. Questa invece era una lunga marea nera che continuava a salire lenta ma inesorabile, e molti si illudevano che pure sarebbe tornata indietro da sola, proprio come fa la marea, e si resero conto d’essersi sbagliati solo quando l’acqua gli arrivò alla porta di casa. Non ci fu nessun diluvio, nessun colpo di mano improvviso, nessuna marcia imperiosa sul Parlamento, nessuna tragedia epifanica che ne segnasse incontrovertibilmente l’inizio, ma piuttosto un lento e progressivo degradarsi dei processi democratici di cui troppi s’allarmarono soltanto quando ormai era tardi. Come un paio di scarpe di vecchie, che hai indossato per anni e poi un giorno le guardi e ti accorgi del loro stato: sformate, la suola ormai consumata quasi del tutto, la pelle piena di graffi che non scompariranno nonostante il lucido, il grasso e i prodotti miracolosi che ti vendono con la promessa che tornerà come nuova e ti chiedi come hai fatto a non accorgerti che si fossero ridotte così; quasi te ne vergogni, ad essere andato in giro in quello stato, eri convinto che fossero indistruttibili e quelle si consumavano a poco a poco fino a spaccartisi sotto ai piedi. Non che i segni non ci fossero stati, come lunghi graffi sulla superficie della quotidianità. Eppure, così come oggi a posteriori la lettura appare limpida e cristallina, quel rispetto formale dei processi democratici lasciò molti nell’illusione che non stesse accadendo nulla di sostanziale, che tutto fosse indistruttibile; molti altri, pur capendo perfettamente la situazione, finsero di non vedere per interesse personale o di parte; pochi altri, che provarono a mettere in guardia su quello che stava accadendo, furono etichettati come catastrofisti e veniva loro contestata la contraddizione di poter gridare all’involuzione dei processi democratici senza nessuna conseguenza. Io ero fra questi; No, non fra quelli che lanciavano allarmi nel vuoto, fra gli altri. Abituati a considerare il diritto alla libertà di parola come indicatore incontrovertibile della salute democratica delle istituzioni, quasi nessuno pensò che per essere veramente tale doveva esserci anche un qualche tipo di diritto a essere ascoltati. Questo fu forse la più grossa novità rispetto al passato. Se ogni regime aveva sempre operato affinché le voci scomode fossero rimosse, qui ognuno poteva liberamente dire la propria opinione; anzi eri incitato e solleticato a farlo ogni giorno, ogni ora, su ogni tema, sempre di più: dimmi che ne pensi di questo, ti sei già indignato per quest’altro?, urla da questa parte, il tuo parere è fon-da-men-ta-le, come quello di tutti gli altri, e così la tua voce si sovrappone alle altre a formare un indistinguibile brusio di fondo che rende pressoché incomprensibile qualunque discorso. Altro che musica horror, un lungo borbottio confuso di indignazioni temporanee che confondeva tutto. L’unico accorgimento necessario era quello di tenere le voci che interessavano ad un volume leggermente superiore, di modo che fossero le uniche intellegibili. Non c’era nessun bisogno di censura, se non nei rari in cui, per qualche accidente della sorte, una qualche voce dissidente riusciva ad ergersi al di sopra dell’indistinto gargarismo dell’opinione pubblica. Allora si interveniva e in quei casi lo si faceva anche in maniera feroce: ma furono per lo più casi isolati, stigmatizzati dai più ma mai riconosciuti come sintomi di un problema generale. Tutti casi isolati. Anche gli eccessi, erano sempre casi isolati. Il grosso del lavoro era lasciato alla denigrazione pubblica, alla delegittimazione, all’attacco personale che qualcuno era sempre pronto a raccogliere e rilanciare per interesse (personale o di parte), alla lista apparentemente innocua degli oltraggiabili, arrivando perfino a gioire per la degradazione occasionale del nemico di turno. E come recitava quella famosa poesia che forse avete avuto modo di studiare nei mesi precedenti, quando arrivò il loro turno s’accorsero che molti pochi erano rimasti di quelli disposti a difenderli e tanti invece erano i nemici che applicarono a loro gli stessi metodi che … Leggi tutto

SDS#99 – FERRAGHOST

Ferragosto settimana dell’esodo forzato verso il mare, spiaggia e ombrellone vacanza popolare per eccellenza. Prima de arivà ar mare però devi passà dai posti de blocco dello stabilimento. Quindi arivo e parlo cor principale, quello fa du conti e poi dice, allora ombrellone sdraio e lettini so’ mezza piotta precisa. Io je dico guarda te do du euro in più ma l’ombrellone me lo dividi a metà. Ma come a metà? Eh, intero dentro alla Yaris mica c’entra… Oh ma poi io a chi lo riaffitto? Ah, perché pe’ mezza piotta lo rivoi pure indietro? Poi semo passati ar capitolo aperitivi: guarda aperitivi ce stanno de tutti i prezzi: c’è l’aperitivo standard a 25 euro, lusso mezza piotta. Noto una certa fissazione pe ‘sta mezza piotta. Vabbè ce ‘sta pure l’aperitivo pe’ quelli come te. Chi sarebbero quelli come me? Quelli come te, comunque costa dieci euro, è ‘n affare, è fatto con la roba avariata che i NAS se so’ scordati de sequestracce, in pratica so’ l’aperitivi da mezza piotta de du settimane fa. Ma non se potrebbe avé armeno la roba della settimana scorsa? No, co’ quella ce famo l’aperitivo standard. Senti vabbè, famo che arieccote l’ombrellone, io me ripio la mezza piotta e me ne vado ar ristorante. Poi ho visti i prezzi dei ristoranti e so’ annato direttamente in pizzeria.Guardo er menù, c’era sta cosa strana segnata coll’asterisco: ingrediente extra 2 euro, sputo 4 euro. Chiamo er cameriere, scusa ma veramente c’è gente che paga pe’ fasse sputà sulla pizza? No, quello è er supplemento pe’ evità che te scatarramo ner piatto prima de portattela. Sai che c’è? Nun c’ho tanta fame, vado direttamente ar bar. Entro e ordino un caf… no aspè, quanto costa un caffè? Dipende, 1 euro e venti, 70 cent se te porti la tazzina da casa, 40 se te porti pure er caffè. Un caffe normale. Ok ma t’avverto lo zucchero se paga a parte. Me porta sto caffè + zucchero, je dico, Scusa te sei scordato er chiucchiaino. Me guarda come se j’avessi insultato la madre. Ho capito, lo giro col dito. Pago caffè + zucchero + 50 cent che non capisco e quello me fa: ma secondo te la carta dello scontrino me la regalano? Ma guarda tu questi che non sanno come funziona er monno e pretendono de venì in certi posti. Ma quali sarebbero sti certi posti? Aho, certi posti, mo smamma sennò te devo fa pagà er supplemento pe’ occupazione de suolo privato. Così esco e me ritrovo ancora davanti ar mare. E penso che forse ‘sti “certi posti” dove “quelli come me” non se ponno permette d’annà stanno a diventà un po’ tanti. Non è strano? Alla fine non è manco troppo grave, resto qua, sul bordo de sta striscetta de felicità temporanee a botte de mezza piotta. Mica è un dramma. Resto de qua e me dice pure culo che sto dalla parte giusta della striscetta. Che dall’altra parte de quella striscetta ce stanno quelli che arivano a nuoto, e quelli che arivano morti sulla spiaggia. Ma pure quello tutto sommato non pare esse un grosso problema. Basterà pagà un supplemento e te fanno trovà la spiaggia ripulita e la sabbia disinfettata. L’acqua no, non la puoi cambià, ar massimo puoi sceje la piscina riservata a bordo mare. Non è strano che paghi pe annà ar mare e poi te ne stai in piscina?Non è strano che se pensamo che dentro a quell’acqua ci ha pisciato uno il giorno prima ce fa senso, e se pensamo che c’è morto uno, sempre dentro a quella stessa acqua, non ce fa più né caldo né freddo? —P.S.Le famiglie con figli che non possono permettersi una vacanza sono circa 1 su 3.  

SDS#98 – LOTTA ALLA SOBRIETÀ

Dice che i politici alla fine so’ lo specchio der Paese. Boh, non lo so, ma forse usando lo stesso metro possiamo pensà che gli stipendi dei politici so’ lo specchio dei politici stessi.Partimo dall’inizio: Assemblea Costituente, i politici erano più o meno poracci come tutti l’antri. Dossetti, Lazzati, Fanfani, e La Pira se steccavano un appartamento in quattro manco fossero universitari fuori sede. E prima cosa devono decide quant’è lo stipendio loro. Teresa Mattei e Giuseppe Di Vittorio se fanno prestà na macchina dalla CGIL e fanno er giro delle fabbriche pe’ capì quanto guadagna un operaio. Alla fine propongono no stipendio de 42mila lire (lo stipendio medio era 30mila). ‘Na cosa che se chiamava sobrietà.Alla fine se accordano pe 65mila. Ma poi cambia l’Italia, c’è er boom economico, pe’ la sobrietà so’ cazzi. Ner ’65 decidono che se invece dell’operaio piano come parametro er giudice de cassazione viene mejo. Er riferimento der politico già non è più er poraccio. Fa’ er politico comincia a diventà un obiettivo. Nell’anni Settanta se diventi parlamentare te sei sistemato, te basta un mese da onorevole e scatta pure er vitalizio. Gestisci potere, posti de lavoro, te la comandi, insomma se pensi a uno coi sordi pensi a un politico. Stipendi e annessi aumentano e aumentano pure perché, se diceva, un politico lo devi pagà tanto perché così non è corruttibile e non ruba. Questo però nei politici te scatena na reazione da psicologia inversa der tipo: ah ma perché potevamo pure rubà? Poi vabbè, a na certa sta cosa di rubare se ne so’ accorti, c’è stata Mani Pulite, poi è successa un’altra cosa: so’ arivati in politica quelli coi sordi veri; poi dopo i sordi veri hanno cominciato a fa’ altri giri, tipo che mo alla fine er politico ha perso un sacco de potere. Mo un politico qualunque, senza fa’ nomi, se dorme in macchina e s’appizza tutto quello che prende, se porta a casa puliti un centomila euro l’anno, forse quarcosa de più ma non devi manco magnà. Je servono quasi dieci anni de Parlamento pe mette a pizzo un milione de euro.  Poi torna a casa accenne la televisione e vede che er primo deficiente che je passa davanti quelli stessi sordi li fa in du settimane, certi quei sordi li spendono co na vacanza. E lo stesso vale pe’ gli AD, i dirigenti de banca, i conferenzieri. Tutti tranne lui. Pure quelli der Ponte piano più de lui. Mo j’ha tolto pure er tetto allo stipendio, che già guadagnavano due vorte e mezzo quello che pia lui ma era na poracciata; e l’ha decisa lui ‘sta cosa perché lui è fatto così, è generoso coll’altri. Insomma è er più poraccio dei famosi. Ecco, questa è la maledizione der politico de oggi: ‘na vorta era er più ricco dei poveracci, mo è er più morto de fame dei benestanti. È na questione de prospettiva. Na vorta fa er politico era un punto d’arrivo, mo è un punto de partenza pe’ fa i sordi veri. I sordi veri li fai se usi quell’esperienza politica pe’ costruitte ‘na carriera: li fai co’ le fondazioni, le conferenze, i cda, se puta caso fai er politico e basta rischi che rimani ar palo mentre l’antri se costruiscono i villoni. E che tu sei l’unico a dové fa er sobrio? Basta sobrietà! La sobrietà è da poracci! Ecco, pe’ loro va bene: via er salario minimo, via er reddito de cittadianza, i poveri hanno da esse sobri (pure perché non è che pònno fa artro). Ma lui, lui politico, mica può esse l’unico straqccione in mezzo a tutti l’amichi sua! Che infatti porello te n’accorgi appena uno nomina la patrimoniale, subito je se abbottano l’occhi e scatta er riflesso condizionato: criminali! Ma chi è che oggi non ci ha una casa da un milione de euro? Eh, manfatti de quelli che frequenta lui me sa nessuno. Lui ormai non sa manco andò stanno quelli che na vorta guadagnavano 30mila lire; mo lui guadagna dieci vorte quello che guadagnano loro, non il doppio. Ma non li conosce, perché ormai frequenta solo gente che guadagna molto molto più de lui. E forse è questo er problema. P.S.La storia di Teresa Mattei e degli stipendi dei parlamentari la trovate qua.Se vi siete stufati di leggere un piccolo sunto in video: @lorna_toon Una storia che merita di essere raccontata ~ #teresamattei #stipendiparlamentari #anticapitalismo #lavoratori ♬ original sound – Lorna  

SDS#97 – I RICCHI HANNO ROTTO IL CAZZO

Sarà il caldo, sarà che col riscaldamento globale fa più caldo der solito, sarà che col caldo pure la sopportazione nostra è ridotta, ma io lo devo di’: i ricchi hanno rotto il cazzo. E quello che deve tirà fori la stilografica in treno e il libro in francese e il giornale in inglese e poi passa tutto er tempo a spizzà i regazzini che parlano de calcio e de figa ma io dico allora che te li sei portati a fa’ er libro, i giornali e la stilografica? Cioè na vorta i ricchi erano stronzi ma tutto sommato, per la gran parte, erano armeno discreti. E mo invece tutti i giorni te devono postà er selfie dalla barca, dar jet privato, da in braccio a Cristo mentre fòri c’è la fame e la devastazione e l’apocalisse. E poi, se tu non t’accodi al loro profondo dolore perché je s’è scheggiata l’unghia e c’hanno fatto ‘na diretta instagram da dieci minuti, la colpa è pure la tua che c’hai l’odio sociale, l’invidia sociale, il rodimento de culo sociale, l’animadelimejo sociale, direi. E invece li devi capì, me devi esse solidale con la sofferenza, poverelli è gente che è cresciuta a pane e yacht ma che ne sanno der mondo reale, non puoi pretende che capiscono quello che je succede intorno. S’ansiano per le piccole cose (soprattutto le piccole cose loro). Ma io dico ma voi che ciavete i sordi non ve potete pagà un po’ de psicoterapia e le paturnie vostre ve le risolvete in privato? Oppure, sempre visto che ciavete i sordi, me pagate la psicoterapia a me così dopo so’ rilassato e c’ho la pazienza necessaria a sopportavve? Ve lo chiedo co tutto er core: non potete tornà a fa’ i ricchi stronzi de ‘na vorta? Noi tornamo a fa i poveri stronzi che ve odiano, voi ce sfruttate come sempre senza pietà (cioè come fate adesso), ma senza ‘sto teatrino delle piangine incomprese da circolo der burraco? Pure perché io a te ricco, famoso, vip de non se sa bene cosa, una roba te la vorrei chiede: ma tu l’hai spesa mezza lacrimuccia, pure finta, pe’ quelle centocinquantamila famije che da agosto non sanno come mette insieme er pranzo co’ la cena? Ah no? Che t’eri distratto? E allora me spieghi perché te incazzi e ce rimani male se poi io non te capisco a te che devi cambià la macchina sennò non puoi parcheggià sotto casa in centro, che hai fatto tardi e hai perso l’aereo, non riesci a trovà er taxi o er parrucchiere t’ha sbajato la tinta? Tranquillo, de esse triste capita a tutti, ma io co’ la tristezza tua proprio non c’entro niente (e non so’ sicuro de poté di’ er contrario). Quindi fa er favore: già te sei piato quasi tutto, armeno le lacrime famo che rimangono le mie e ce faccio er cazzo che me pare.

SDS#96 – IL CLIMA DEL DIBATTITO

Alla fine se vuoi negà ‘na cosa, lo farai a prescinde dalla realtà. ”Ha sempre fatto caldo!”, sì ma quanto caldo? Caldo, non serve misurallo, basta allarmismo è l’allarmismo che te fa sudà! Certo, Roma ha toccato la temperatura più alta dai tempi de Nerone ma de sicuro la colpa è der colore delle cartine del meteo. Perché er meteo lo sa, vede la cartina tutta rossa e se ingarella, mo ve lo faccio vede io fino andò posso arivà co’ le temperature. È na guerra psicologica, cor meteo, devi uscì cor piumino a 40 gradi e di’ aho ammazza che arietta, tiè, er termometro della machina segna solo 41 gradi mo quasi quasi accenno i riscaldamenti; e allora ecco che er meteo se spaventa, mecojoni che impunito, mo quasi quasi scendo. Che poi a parte i casi singoli, so’ dieci anni che stamo a batte tutti i record e le medie da quanno misuramo la temperatura, e a te ancora te servono i dati perché boh, però me ricordo che nonno nel 58 diceva che faceva caldo solo che sur cinquino non ciaveva er termometro? Boh guarda, certe volte me verrebbe da piatte a schiaffi, ma no pe’ na cosa de violenza ma a scopo scientifico: aho ma che m’hai dato no schiaffo? Quale schiaffo? Boh a me non ma pare, non me sembra, ma sei sicuro che non era no schiaffo percepito? Cioè tu l’hai percepito e io no, è na questione soggettiva. Vabbè, ma mo anche ammesso che era no schiaffo, quanto schiaffo era? Sei sicuro che non era un fenomeno isolato? Io analizzerei er tempo de ritorno de ‘sto schiaffo, tipo… Sbam! Ahio, mo però so’ due! A me me sembrano sempre schiaffi percepiti e li percepisci solo tu, ma comunque, anche due, non me pare un clima da schiaffi! Cioè non è come quella volta ar bar quanno sei entrato urlando che i Maneskin erano mejo dei Pink Floyd. O quella volta che ce volevi convince che Renzi era de sinistra? ner 2018? O quando eri convinto d’ave trovato na caramella co’ la droga? O Vox che doveva arivà al 30%? P l’altro giorno che volevi fa’ lo spiegone su Barbie? O quella vorta der meteorite? Là si che volavano schiaffi. Perché tanto qua non ce sarva manco il meteorite, pure arivasse e se dovessero sarvà dieci persone, due starebbero lì a di’ ma sei sicuro che fosse proprio un meteorite? secondo me era er barbecue der vicino che ha esagerato co l’arosticini! Senti che puzza de carne bruciata!Ma sì ma è tutto normale, voi mette co’ la concentrazione de CO2 der Cambriano? Avoja se me la ricordo… ma che c’entra? Vuoi tornà ar Cambriano? Vuoi fa na transizione ecologica verso er verme de mare? Mo non è che te posso venì dietro solo perché tu stai già a buon punto! Comunque ce stanno pure quelli che dicono che er clima va avanti a cicli de quattrocento anni: basta che aspettate quattrocento anni e tutto torna a posto. Mica ciavrete fretta?  

SDS#95 – D’INCIDENTE MUORE

Lentamente muorechi diventa schiavo dell’abitudine,ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non rischia e cambia colore dei vestiti,e muore all’improvviso chi la vita la rischiatutti i giorni solo per poter lavorare. All’improvviso muore chi cade in una cisternae viene soffocato dalle esalazioni,All’improvviso muore una ragazzarisucchiata da un macchinario a cuisono stati manomessi i dispositivi di protezioneper produrre di più, più velocemente.All’improvviso muore chi viene investitoda un camion durante un picchetto di protesta,chi si schianta precipitando dentro il vanodi un ascensore,All’improvviso muore chi viene travoltoda una lastra d’acciaiodurante l’alternanza scuola lavoro. All’improvviso muorechi non ha diritti,chi non ha tutele,chi non ha fatto i corsi di sicurezzao li ha fatti tanto per,giusto per aderire a un obbligo di legge. All’improvviso muore chi viene schiacciatoda un mezzo industrialeal suo primo giorno di lavoro e muoreall’improvviso un operaiodi settant’anni cadendo da un ponteggio.Muore all’improvviso chi lavora in nero.Muore all’improvviso chi lavora nei campie gli si spacca il cuore per la faticaper pochi euro l’ora,Muoiono sette operai bruciati vivi,dopo un turno di dodici ore,perché non valeva la penainvestire sulla sicurezza. All’improvviso muore chi esce la mattinae non lo sa, che non tornerà a casa,e pensa soltanto che si sta guadagnandoun pezzo di pane.Ma tu non ci pensare,bevi tanta acqua,non uscire nelle ore più caldee lavora fino a sessantasette annisotto il sole.