SDS#104 – EROI DEI NOSTRI TEMPI

Dopo le mirabolanti gesta della bidella pendolare e le fantasmatiche imprese della segretaria scooterista, è arivato il momento de presentavve un altro eroe dei nostri tempi: Michele, il rider interregionale. Questa è la storia di Michele Rossi (il nome è di fantasia perché in realtà si chiama Gaetano Friselli) un volenteroso giovane dei nostri tempi che ogni tre giorni inforca la sua bicicletta da rider per portare la zizzona di Battipaglia da Battipaglia a Piazza San Babila. C’è un tizio che evidentemente ancora non ha capito come funzionano le app per comprare i cibi, o forse vuole solo comprare la zizzona direttamente dal produttore, fatto sta che ogni volta arriva la notifica e Michele, senza scoraggiarsi, prende la bici e parte: si alza alle tre e mezza di notte e inizia a pedalare. Grazie a un amico casellante che chiude un occhio Michele entra in autostrada e pedala che neanche l’Indurain dei tempi d’oro. Dopo un paio d’ore è arrivato a Caserta e fa la prima sosta colazione a Teano est.All’autogrill successivo deve fare un’altra sosta tecnica perché caffè e sigaretta hanno avuto il loro effetto. La cosa più scomoda è far entrare la bici nel cesso dell’autogrill ma dopo le prime due rubate non c’è altra soluzione, anche perché la catena pesa e appesantisce. Ne approfitta per comprarsi una rustichella da mangiare e con i prezzi dell’autogrill s’è già bruciato mezzo guadagno, ma Michele non è un tipo venale, non è attaccato ai soldi: lui lo fa per spirito di sacrificio, per fare la gavetta. Dice che la gavetta serve sempre. Superata la bretella deve fare un’altra sosta tecnica a Fiano Romano perché ha bucato. Pit stop di 12.6 secondi netti. Dalle parti di Arezzo consuma la rustichella che ha scaldato mettendola sul sellino: la temperatura è perfetta, il sapore migliorabile.  Dopo circa dieci ore avverte i primi sintomi di stanchezza. Il problema principale è la sete: all’inizio Michele beveva tantissimo, faceva più o meno 30 km con un litro, ma calcolando che in autogrill l’acqua costa più della benzina alla fine gli conveniva andare in macchina. Poi ha provato il metodo cammello, bere tantissimo prima di partire, ma doveva fermarsi ogni dieci minuti a pisciare. Poi è stata la volta della tanica da cinquanta litri, ma riusciva a pedalare decentemente solo da metà percorso in poi. Poi ha smesso di bere. Ora parte con due bottiglie da due litri che raziona durante il percorso e puntualmente finiscono lì, alla variante di valico, dove a Michele appare la Madonna di Sasso Marconi vestita da camionista che lo incita per i dieci chilometri della galleria. A Casalecchio di Reno fa l’ultima sosta, dove gli appare di nuovo la Madonna dell’autogrill fuori dalla chiesetta e cerca di vendergli una videocamera del ’98; capisce che è un’allucinazione perché alla terza bestemmia continua a dirgli che è un affare.Poi la tragedia: spacca una ruota. Secondo Michele è una chiara vendetta della Madonna per il mancato acquisto ma non può arrendersi adesso: si fa il resto del percorso pinnando su una ruota sola e alle sette e quarantatré, con soli tredici minuti di ritardo sulla tabella di marcia, è a Milano. Si ferma al negozio di specialità campane all’angolo e prende la zizzona: essa zizzona infatti fa un viaggio a parte, in tir refrigerato, perché altrimenti sarebbe arrivata più sfranta de lui. La prima volta gli è costata diciotto intossicazioni alimentari e corsa non pagata. Michele arriva in piazza San Babila, suona il campanello e poi sale al quarto piano per consegnare la preziosa zizzona originale di Battipaglia al signor Fumagalli giusto in tempo per l’ora di cena. Di Fumagalli. Lui niente, che manco la mancia gli ha lasciato.

SDS#103 – CITTADINIBRAVI

L’artro giorno parlavo co’ un’amica che finalmente dopo due anni la settimana prossima doveva partì pe’ le ferie. Indovinate dove doveva annà? Esattamente. E in che zona der Marocco l’aveva programmate le ferie? Così ragionavamo che quella sembra una sfiga alla fine è ‘na botta de culo, che bastava partì la settimana scorsa e mo magari stava nei casini veri, che sarebbero stati comunque molto meno casini della povera gente che là ce vive e è finita sotto alle macerie. E a me m’è tornata in mente quella volta che so’ rimasto bloccato sul treno perché uno s’era buttato sui binari e quarche posto più avanti c’era un tipo che annava de fretta e sbraitava, aho, ma co’ tutti i giorni dell’anno questo doveva decide d’ammazzasse proprio oggi?E in realtà ‘ste reazioni so’ reazioni umane, poi uno se ricorda appunto che è un essere umano e pensa che i rodimenti de culo propri magari so’ na roba piccola se li metti nel quadro generale delle cose. Er problema magari è se la fase due non te scatta manco pe’ sbajo. Magari è successo pure alla tipa der Quarticciolo che mentre filmava er pestaggio ciaveva solo la preoccupazione della machina della fija, non lo so perché er video poi se ferma, ma de sicuro ‘sti du giorni non è scattato a un sacco de commentatori social. Che poi bastava guardallo, er video, e se capiva subito che i bravi cittadini che corcavano lo scippatore potevano esse considerati bravi giusto ner senso dei Promessi Sposi; non è che serviva ‘na scienza, bastava un livello de intelligenza medio ‘na tacca sopra a Marattin. E invece er lavoro de giornalista mica è raccontate una notizia: no, è datte in pasto un video sulla “giustizia fai da te”, è daje allo scippatore, ar tossico, ar delinquente. Chissenefrega de capì quello che stai a vede, mejo la bava alla bocca della gogna social.E i cittadini social come tanti cani de pavlov rispondono ar segnale: je ne dovevano da de più, ammazza in cinque se so’ messi a menaje e quello se ne va sulle gambe sue (e a te non te viene er dubbio che proprio perché se ne va sulla gambe sue l’obbiettivo era un antro?). Poi dopo un par de giorni arivano i dettagli. Ma dopo, prima ciavemo da compie ‘sto rito collettivo, i cinque minuti d’odio collettivo, lo sfogo, la gogna, la purga alimentati a colpi de “ma s’avessero scippato tu moje/fija/nonna/cognata/amante/cugina de terzo grado?”.Poi solo un par de giorni dopo te dicono che a quei bravi cittadini de tu moje-fija-eccetera je ne frega zero: quelli stanno là a controllà er territorio loro, se voi la droga vai a scippà quarcuno fuori dar quartiere che qua non volemo casini, che poi magari ariva la polizia. E se non era che poi magari ariva l’ambulanza e la polizia cor cazzo che ce tornavi a casa colle gambe tue, ma noi qui non volemo casini. E mo basta co’ te che annamo a parlà co’ quella stronza che ce sta a riprende cor telefonino.

SDS#102 – RIVELAZIONI

Pare che stamo in vena de grandi rilevazioni: Biden dice che dietro al golpe cileno ce stava la CIA, Amato che er DC9 de Ustica l’ha abbattuto un missile francese. Proprio roba che non s’aspettava nessuno! Mettece pure La Russa che ammette la natura neofascista della strage de Bologna, mo ce manca giusto er Papa all’Angelus che dice che dietro alla scomparsa de Emanuela Orlandi c’è implicato er Vaticano o Tabacci che ce dice che la DC in Sicilia ciaveva rapporti con la mafia. Un po’ la stessa sensazione de quando scoprimmo che Pinelli non ciaveva avuto nessun malore attivo, insomma tipo quando mi padre m’ha detto, Aho ma lo sai che quello che se vestiva da Babbo Natale quann’eri piccolo ero io? Papà c’ho venticinqu’anni, tu che dici? Dai, ce so’ voluti solo ‘na cinquantina d’anni, co’ sto andazzo conviene che me preparo psicologicamente alle grandi rilevazioni der 2053: nel 2001 a Genova i manifestanti ciavevano ragione! In Iraq non ce stavano le armi de distruzioni de massa! Al Qaeda è stata finanziata dalla CIA! Quelli del wrestling fanno finta de menasse! Che altro? Le creme “enlarge your penis” enlargiano solo er conto corrente de chi ve le vende. I miliardari africani solitari che ve scrivono su facebook non esistono: de media c’hanno cinque figli a capoccia mo te pare che l’unico senza parenti te scrive proprio a te! Er problema principale de Palermo non è er traffico; i cugini de Campagna non so’ davero cuggini ma so’ proprio fratelli! Gemelli! L’occhialetti a raggi X non funzionavano! Uan non era davero un cane parlante, c’era uno che lo muoveva e un altro che faceva la voce! I rider che guadagnano dumila euro ar mese so’ come Uan: non esistono nella realtà. Er cd appeso allo specchietto lo puoi pure toglie, non serve a un cazzo, alla quarta multa te potevi pure fa venì er dubbio. Stefano non è morto de droga, Federico non è morto de freddo.Altri scoop: Er giorno der disastro della Moby Prince la nebbia non stava manco a Cernusco sul Naviglio! Ruby non era la nipote de Mubarak! De sto passo capace pure che qualcuno se ne esce che Silvio non è stato il più grande statista dell’urtimi centocinquant’anni; o che i politici della Prima Repubblica rubbavano. Pe’ quelli della Seconda è ancora presto pe’ dillo, pe’ certe verità ancora non semo pronti, bisognà aspettà. Mica semo pronti ad accettà er fatto che tra Prima e Seconda Repubblica è cambiato tutto pe non cambià gnente. Non semo pronti a senticce di’ che andremmo deferiti a un tribunale internazionale pe’ come avemo trattato l’immigrazione negli ultimi vent’anni (e co’ noi l’Europa tutta), co’ governi de qualsiasi colore politico; pe’ questo me sa che ce vorranno altri cinquant’anni.Che un giorno, prima o poi, qualcuno aprirà i CPR e ce costringerà a guardacce dentro, e non ce permetterà de girà la testa dall’altra parte come famo adesso. P.S.Perché adesso, quando quarcuno ce lo fa’ vedé, famo finta de niente: 

SDS#101 – TUTTO NELLA NORMA

Dopo n’estate a cazziare chiunque ciavesse da ridire su no scontrino troppo caro co’ insulti che annavano da “a cojone ma che non ce lo sai?” a “morto de fame te stabbene!” tutt’a un botto è successo l’imprevedibile: er ministro Lollo se n’è uscito co’ la solita cazzata settimanale, che stavorta era che i poveri magnano mejo dei ricchi, e uno pensa che dopo sei mesi se semo abituati, invece in du giorni te se ribarta completamente la narrazione: povero è na figata. So’ intervenuti ministri, giornalisti, tutti a spiegacce che è chiaro che er povero magnà mejo: er povero non c’ha scelta, quindi è obbligato a comprà la qualità, mentre er ricco, che non ci ha problemi economici, tra na cosa de merda e una bona è automatico che sceje quella de merda. So’ arrivati pure gli chef stellati a spiegacce che è così, che da loro se magna ‘na merda perché i ricchi non capiscono un cazzo e la Caritas è la nuova vera frontiera della ristorazione: che non lo vedi che fori dalla Caritas c’è sempre la fila? Er povero campa mejo, non c’ha lo stress: metti che te devi comprò la machina nova stai a là a pensà mejo benzina, mejo elettrica, diesel, ibrida, gpl. Sei povero? Vai a piedi e sti cazzi del prezzo della benzina! Ar massimo devi decide fra l’abbonamento mensile e annuale. Vai a piedi e te mantieni pure in forma! Le vacanze uguali: vòi mette tutto lo stress de organizzà la vacanza? Stattene a casa e risparmi, se ce l’hai na casa, sennò mejo, non sai quanto se vive bene pe’ strada! Manco l’affitto te devi ricordà de pagà, voi mette la pacchia!Lo stile de vita da povero è salutare, pe’ questo er governo ha cancellato er Reddito de Cittadinanza e se ne frega dell’aumenti dei prezzi, lo fa pe’ la salute tua.  L’hanno capito pure i ricchi: l’altro giorno hanno beccato la Ferragni che stava a fa’ la cicoria a Parco Sempione. Musk s’è messo a fa’ i pelati dentro alle bocce tipo mi nonna, dice che se risparmia, Bezos invece cortiva le melanzane sur terrazzo: so’ 23.000 metriquadri de terrazzo e pe annaffialle consuma più acqua de tutto er Molise ma vòi mette er sapore der chilometro zero?E io finarmente ho capito che stava a combinà Trump in questi anni: puntava alla mensa della prigione! Pensa che brutta vita devono fa’ i parlamentari nostri a quindicimila euro ar mese, che infatti li guardi e pensi vabbè, ma questi non stanno bene: è corpa dei sordi. Fanno i sordi e non apprezzano più la norma, no la pasta, proprio la norma: quella va bene pe’ te che non c’hai scelta quelli non sanno più manco andò sta de casa; che infatti non è un caso che manco mettendocese de impegno riescono a fa’ na norma decente.   In sintesi: mai criticà i ricchi che magnano de merda, bevono de merda e soprattutto pensano de merda. Si sei povero invece, godite la pacchia e, soprattutto, vedi de fattelo piacé. Se proiprio non te piace la norma, puoi sempre ripiegà su un’antra ricetta povera: magnate un ricco!  

L’INIZIO (A.K.A. #SDS100)

Non lo so come è cominciato. Certo oggi, dopo che tutto è finito, a voi sembra quasi impossibile che sia potuto accadere, e che sia accaduto nella quasi indifferenza generale, se non addirittura con il supporto sguaiato di parte dell’opinione pubblica. Eppure è accaduto e voi mi avete chiamato oggi in questa scuola come testimone, perché qualcuno ha pensato di darmi questa medaglia che vedete qui appesa sul petto e allora mi avete chiamato a raccontare di quel periodo, e io ho quindi il dovere di provare a darvi una risposta, come testimone e come presidente della Fondazione Sani. Potrei dire che erano altri tempi, che non eravamo così preparati come lo siamo oggi, ma sarebbe una bugia. E la bugia non sarebbe che eravamo impreparati ieri, ma che crediamo di essere preparati oggi. Anche allora credevamo di essere preparatissimi, avevamo studiato la storia, ci sentivamo immuni da qualsiasi deriva; non lo eravamo e, credetemi, non lo siete neanche voi. Credo che noi siamo abituati a pensare a queste situazioni come improvvise, come delle discontinuità nette in cui è possibile individuare chiaramente un prima e un dopo, come un bicchiere che cade a terra e si rompe. Io penso che molti anche all’epoca si aspettassero qualcosa del genere: un ritorno del passato in forma di fotocopia, una scritta al neon luminosa di avvertimento con scritto bello grosso, Ehi, sta succedendo adesso! O una musica di sottofondo come negli horror che lo capisci subito che sta per succedere qualcosa, quanto sarebbe comoda una colonna sonora di avvertimento pure nella vita reale? E invece no, e mentre attendevamo questi eventi catastrofici che indicassero chiaramente e senza ombra di dubbio il minaccioso ripetersi del passato, faticammo ad accorgerci dei nuovi modi con cui questo passato aveva deciso di aggredire il presente. Non ci fu nessun bicchiere rotto, nessuno schianto, nessuna scritta luminosa, ma qualcosa più simile alla marea: che sale lentamente, che dovresti star lì a fissarla per delle ore per accorgertene, ché se la guardi per un momento e basta ti sembra che non stia accadendo niente. E poi noi la marea la conosciamo, lo sappiamo che dopo sei ore torna indietro. Questa invece era una lunga marea nera che continuava a salire lenta ma inesorabile, e molti si illudevano che pure sarebbe tornata indietro da sola, proprio come fa la marea, e si resero conto d’essersi sbagliati solo quando l’acqua gli arrivò alla porta di casa. Non ci fu nessun diluvio, nessun colpo di mano improvviso, nessuna marcia imperiosa sul Parlamento, nessuna tragedia epifanica che ne segnasse incontrovertibilmente l’inizio, ma piuttosto un lento e progressivo degradarsi dei processi democratici di cui troppi s’allarmarono soltanto quando ormai era tardi. Come un paio di scarpe di vecchie, che hai indossato per anni e poi un giorno le guardi e ti accorgi del loro stato: sformate, la suola ormai consumata quasi del tutto, la pelle piena di graffi che non scompariranno nonostante il lucido, il grasso e i prodotti miracolosi che ti vendono con la promessa che tornerà come nuova e ti chiedi come hai fatto a non accorgerti che si fossero ridotte così; quasi te ne vergogni, ad essere andato in giro in quello stato, eri convinto che fossero indistruttibili e quelle si consumavano a poco a poco fino a spaccartisi sotto ai piedi. Non che i segni non ci fossero stati, come lunghi graffi sulla superficie della quotidianità. Eppure, così come oggi a posteriori la lettura appare limpida e cristallina, quel rispetto formale dei processi democratici lasciò molti nell’illusione che non stesse accadendo nulla di sostanziale, che tutto fosse indistruttibile; molti altri, pur capendo perfettamente la situazione, finsero di non vedere per interesse personale o di parte; pochi altri, che provarono a mettere in guardia su quello che stava accadendo, furono etichettati come catastrofisti e veniva loro contestata la contraddizione di poter gridare all’involuzione dei processi democratici senza nessuna conseguenza. Io ero fra questi; No, non fra quelli che lanciavano allarmi nel vuoto, fra gli altri. Abituati a considerare il diritto alla libertà di parola come indicatore incontrovertibile della salute democratica delle istituzioni, quasi nessuno pensò che per essere veramente tale doveva esserci anche un qualche tipo di diritto a essere ascoltati. Questo fu forse la più grossa novità rispetto al passato. Se ogni regime aveva sempre operato affinché le voci scomode fossero rimosse, qui ognuno poteva liberamente dire la propria opinione; anzi eri incitato e solleticato a farlo ogni giorno, ogni ora, su ogni tema, sempre di più: dimmi che ne pensi di questo, ti sei già indignato per quest’altro?, urla da questa parte, il tuo parere è fon-da-men-ta-le, come quello di tutti gli altri, e così la tua voce si sovrappone alle altre a formare un indistinguibile brusio di fondo che rende pressoché incomprensibile qualunque discorso. Altro che musica horror, un lungo borbottio confuso di indignazioni temporanee che confondeva tutto. L’unico accorgimento necessario era quello di tenere le voci che interessavano ad un volume leggermente superiore, di modo che fossero le uniche intellegibili. Non c’era nessun bisogno di censura, se non nei rari in cui, per qualche accidente della sorte, una qualche voce dissidente riusciva ad ergersi al di sopra dell’indistinto gargarismo dell’opinione pubblica. Allora si interveniva e in quei casi lo si faceva anche in maniera feroce: ma furono per lo più casi isolati, stigmatizzati dai più ma mai riconosciuti come sintomi di un problema generale. Tutti casi isolati. Anche gli eccessi, erano sempre casi isolati. Il grosso del lavoro era lasciato alla denigrazione pubblica, alla delegittimazione, all’attacco personale che qualcuno era sempre pronto a raccogliere e rilanciare per interesse (personale o di parte), alla lista apparentemente innocua degli oltraggiabili, arrivando perfino a gioire per la degradazione occasionale del nemico di turno. E come recitava quella famosa poesia che forse avete avuto modo di studiare nei mesi precedenti, quando arrivò il loro turno s’accorsero che molti pochi erano rimasti di quelli disposti a difenderli e tanti invece erano i nemici che applicarono a loro gli stessi metodi che … Leggi tutto

FENOMENOLOGIA DEL NEGAZIONISTA CLIMATICO /4

È prevista una nuova ondata di caldo, con annessa nuova ondata di negazionisti. In questa serie ci siamo dati alla speculazione, provando a prevedere anche alcuni dei negazionisti che si manifesteranno nei prossimi mesi.  clima inverter Specializzato nell’inversione di causa effetto, riesce a dare la colpa a tutto tranne che ai cambiamenti climatici. Piovono chicchi di grandine grossi come noci di cocco ma la colpa è dei cappotti termici fatti male; arriva il tornado ma la colpa e degli alberi che crescono troppo (e delle macchine che parcheggiano sotto gli alberi). Sull’Emilia Romagna si riversa una quantità d’acqua grande come il Lago di Garda ma la colpa è degli istrici che hanno bucato gli argini. In Sardegna si registra il record europeo di temperatura per il mese di Luglio ma la colpa è tua che non sei andato in vacanza sulle Dolomiti. Pesa novantaquattro chili per un metro e quaranta ma non è grasso, è solo troppo basso per il suo peso forma. intruppato Dei cambiamenti climatici non sa niente, ma la sua piccola setta politica di riferimento ha deciso che non esistono e lui deve portare avanti la causa per appartenenza. L’intruppato ha più o meno la stessa autonomia di pensiero di un bot, l’aggressività di un chihuahua con la gastrite e la simpatia di un eritema solare. Particolarmente diffuso nel sottobosco politico, si caratterizza per la sua capacità di imitare il capobranco, atteggiamento con cui spera di farsi notare da lui e poter finalmente evolvere in portaborse. goebbelsganger È convinto che se ripete mille volte la stessa cazzata alla fine la gente inizierà a crederci. In realtà questa cosa ha funzionato, ma su di lui. Col tempo si è così convinto delle cavolate che spara e che ripete in continuazione, con fede assoluta: il clima ha cicli di 400 anni regolari e ormai siamo al picco, più CO2 significa più piante quindi meno CO2, Elvis Presley è morto di vecchiaia in una RSA di Lambrate, tutti gli arbitraggi della Juve sono regolari. bentornado Lui nei cambiamenti climatici ci crede e spera ardentemente che il processo prosegua il più velocemente possibile. Per tutta la vita ha desiderato di poter andare in vacanza alle Maldive e adesso che le Maldive stanno arrivando da lui non vuole che nessuno si intrometta. Ha comprato una palafitta in provincia di Frosinone nel 2012 e ora deve solo aspettare l’innalzamento del livello del mare per realizzare il suo sogno. amletico Manca sempre qualche dato per poter prendere una posizione netta, e quindi la sua unica strategia è quella di aspettare inerpicandosi in un estenuante tour de forse: forse le temperature non stanno veramente aumentando! Forse non è veramente colpa dell’uomo! Forse non è un’alluvione senza precedenti! Forse dovremmo ascoltare anche quello zerovirgola di scienziati che la pensano diversamente! Forse questa roba marrone che vedo per terra è cioccolata! Perché non facciamo una prova? Il 99,97% delle persone che incontra lo ritengono un negazionista pavido ma magari si sbagliano tutti. qualcunaltrer La crisi climatica non dipende da lui quindi non ha senso preoccuparsi. Non nega le sue responsabilità ma sostiene che il suo contributo sia minimo: mangia due fiorentine al giorno, compra le fragole a dicembre, fa venti docce a settimana e consuma più acqua di una scuola nuoto, tiene i riscaldamenti a 32 gradi in inverno e il condizionatore a 15 d’estate, guida un trattore diesel del ’94 che usa anche per andare al cesso, ma un accurato studio di suo cugino dimostra che se fosse il solo a comportarsi così e gli altri si impegnassero seriamente il mondo potrebbe sopravvivere senza problemi. ombrellonato Dopo essere rimasto scottato (letteralmente) in una vacanza in Sardegna nell’estate dell’84, l’anno successivo ha scoperto l’utilità dell’ombrellone e delle creme solari e da allora per lui sono la soluzione a qualunque problema ambientale. Il piano A prevedeva di cospargere di protezione 50 gli edifici ma l’esperimento che fece nel ’98 col bungalov non produsse grandi risultati, a parte una frattura scomposta del femore per scivolamento. Da allora è convinto che con dei teli sufficientemente grandi potremmo risolvere qualsiasi problema di surriscaldamento e pioggia. La versione politicizzata di questo negazionista (che si legge staccata: ombrello NATO) pensa che saranno i militari a trovare la soluzione: se l’ombrello NATO ci ha protetto dal sol dell’avvenire, perché non può farlo anche con il sole di oggi? longtermista Non gli interessa il presente, che ormai dà per spacciato, ma si concentra su obiettivi di lungo termine: l’unico modo per sopravvivere ai cambiamenti climatici è lasciare estinguere l’umanità e ricominciare un nuovo ciclo virtuoso salvando una decina di persone, preferibilmente bianche, alte e con gli occhi azzurri. Naturalmente lui fa parte di questi dieci anche se è alto un metro e sessanta e sulla scala colore della pelle si posizione una tacca sotto Gioia Tauro. vaccinefilo è sempre tutta colpa del vaccino. Ormai ha preso quel mood dalla pandemia e non riesce ad uscirne. All’inizio ci era rimasto male perché i vaccinati non erano morti tutti nel giro di due anni, poi ha capito che il piano era più subdolo: è il vaccino che ci fa sentire caldo! Il riscaldamento climatico non esiste, è solo una percezione indotta dal vaccino. Naturalmente il governo mondiale affinché nessuno se ne accorgesse ha dovuto manomettere tutti i termometri del pianeta (con l’eccezione di qualche cruscotto d’auto). Pensateci, qual è l’effetto avverso più comune nei vaccini? Una forte sensazione di bruciore! Bingo! alienato Tutto quello che riguarda il cambiamento climatico è dovuto agli alieni: sono gli alieni che stanno riscaldando il pianeta perché per loro siamo tipo escargot che vanno cotte a fuoco lento, oppure non sta succedendo niente ma sono sempre gli alieni che ci fanno credere che il pianeta si sta riscaldando, perché sono dei simpatici burloni. È una specie teorica di negazionista: sebbene ancora non sia stato individuato un esemplare di tale specie, la sua esistenza è postulata da tutti gli esperti del settore e sono certi che presto si faranno vivi, anche perché, … Leggi tutto

SDS#99 – FERRAGHOST

Ferragosto settimana dell’esodo forzato verso il mare, spiaggia e ombrellone vacanza popolare per eccellenza. Prima de arivà ar mare però devi passà dai posti de blocco dello stabilimento. Quindi arivo e parlo cor principale, quello fa du conti e poi dice, allora ombrellone sdraio e lettini so’ mezza piotta precisa. Io je dico guarda te do du euro in più ma l’ombrellone me lo dividi a metà. Ma come a metà? Eh, intero dentro alla Yaris mica c’entra… Oh ma poi io a chi lo riaffitto? Ah, perché pe’ mezza piotta lo rivoi pure indietro? Poi semo passati ar capitolo aperitivi: guarda aperitivi ce stanno de tutti i prezzi: c’è l’aperitivo standard a 25 euro, lusso mezza piotta. Noto una certa fissazione pe ‘sta mezza piotta. Vabbè ce ‘sta pure l’aperitivo pe’ quelli come te. Chi sarebbero quelli come me? Quelli come te, comunque costa dieci euro, è ‘n affare, è fatto con la roba avariata che i NAS se so’ scordati de sequestracce, in pratica so’ l’aperitivi da mezza piotta de du settimane fa. Ma non se potrebbe avé armeno la roba della settimana scorsa? No, co’ quella ce famo l’aperitivo standard. Senti vabbè, famo che arieccote l’ombrellone, io me ripio la mezza piotta e me ne vado ar ristorante. Poi ho visti i prezzi dei ristoranti e so’ annato direttamente in pizzeria.Guardo er menù, c’era sta cosa strana segnata coll’asterisco: ingrediente extra 2 euro, sputo 4 euro. Chiamo er cameriere, scusa ma veramente c’è gente che paga pe’ fasse sputà sulla pizza? No, quello è er supplemento pe’ evità che te scatarramo ner piatto prima de portattela. Sai che c’è? Nun c’ho tanta fame, vado direttamente ar bar. Entro e ordino un caf… no aspè, quanto costa un caffè? Dipende, 1 euro e venti, 70 cent se te porti la tazzina da casa, 40 se te porti pure er caffè. Un caffe normale. Ok ma t’avverto lo zucchero se paga a parte. Me porta sto caffè + zucchero, je dico, Scusa te sei scordato er chiucchiaino. Me guarda come se j’avessi insultato la madre. Ho capito, lo giro col dito. Pago caffè + zucchero + 50 cent che non capisco e quello me fa: ma secondo te la carta dello scontrino me la regalano? Ma guarda tu questi che non sanno come funziona er monno e pretendono de venì in certi posti. Ma quali sarebbero sti certi posti? Aho, certi posti, mo smamma sennò te devo fa pagà er supplemento pe’ occupazione de suolo privato. Così esco e me ritrovo ancora davanti ar mare. E penso che forse ‘sti “certi posti” dove “quelli come me” non se ponno permette d’annà stanno a diventà un po’ tanti. Non è strano? Alla fine non è manco troppo grave, resto qua, sul bordo de sta striscetta de felicità temporanee a botte de mezza piotta. Mica è un dramma. Resto de qua e me dice pure culo che sto dalla parte giusta della striscetta. Che dall’altra parte de quella striscetta ce stanno quelli che arivano a nuoto, e quelli che arivano morti sulla spiaggia. Ma pure quello tutto sommato non pare esse un grosso problema. Basterà pagà un supplemento e te fanno trovà la spiaggia ripulita e la sabbia disinfettata. L’acqua no, non la puoi cambià, ar massimo puoi sceje la piscina riservata a bordo mare. Non è strano che paghi pe annà ar mare e poi te ne stai in piscina?Non è strano che se pensamo che dentro a quell’acqua ci ha pisciato uno il giorno prima ce fa senso, e se pensamo che c’è morto uno, sempre dentro a quella stessa acqua, non ce fa più né caldo né freddo? —P.S.Le famiglie con figli che non possono permettersi una vacanza sono circa 1 su 3.  

SDS#98 – LOTTA ALLA SOBRIETÀ

Dice che i politici alla fine so’ lo specchio der Paese. Boh, non lo so, ma forse usando lo stesso metro possiamo pensà che gli stipendi dei politici so’ lo specchio dei politici stessi.Partimo dall’inizio: Assemblea Costituente, i politici erano più o meno poracci come tutti l’antri. Dossetti, Lazzati, Fanfani, e La Pira se steccavano un appartamento in quattro manco fossero universitari fuori sede. E prima cosa devono decide quant’è lo stipendio loro. Teresa Mattei e Giuseppe Di Vittorio se fanno prestà na macchina dalla CGIL e fanno er giro delle fabbriche pe’ capì quanto guadagna un operaio. Alla fine propongono no stipendio de 42mila lire (lo stipendio medio era 30mila). ‘Na cosa che se chiamava sobrietà.Alla fine se accordano pe 65mila. Ma poi cambia l’Italia, c’è er boom economico, pe’ la sobrietà so’ cazzi. Ner ’65 decidono che se invece dell’operaio piano come parametro er giudice de cassazione viene mejo. Er riferimento der politico già non è più er poraccio. Fa’ er politico comincia a diventà un obiettivo. Nell’anni Settanta se diventi parlamentare te sei sistemato, te basta un mese da onorevole e scatta pure er vitalizio. Gestisci potere, posti de lavoro, te la comandi, insomma se pensi a uno coi sordi pensi a un politico. Stipendi e annessi aumentano e aumentano pure perché, se diceva, un politico lo devi pagà tanto perché così non è corruttibile e non ruba. Questo però nei politici te scatena na reazione da psicologia inversa der tipo: ah ma perché potevamo pure rubà? Poi vabbè, a na certa sta cosa di rubare se ne so’ accorti, c’è stata Mani Pulite, poi è successa un’altra cosa: so’ arivati in politica quelli coi sordi veri; poi dopo i sordi veri hanno cominciato a fa’ altri giri, tipo che mo alla fine er politico ha perso un sacco de potere. Mo un politico qualunque, senza fa’ nomi, se dorme in macchina e s’appizza tutto quello che prende, se porta a casa puliti un centomila euro l’anno, forse quarcosa de più ma non devi manco magnà. Je servono quasi dieci anni de Parlamento pe mette a pizzo un milione de euro.  Poi torna a casa accenne la televisione e vede che er primo deficiente che je passa davanti quelli stessi sordi li fa in du settimane, certi quei sordi li spendono co na vacanza. E lo stesso vale pe’ gli AD, i dirigenti de banca, i conferenzieri. Tutti tranne lui. Pure quelli der Ponte piano più de lui. Mo j’ha tolto pure er tetto allo stipendio, che già guadagnavano due vorte e mezzo quello che pia lui ma era na poracciata; e l’ha decisa lui ‘sta cosa perché lui è fatto così, è generoso coll’altri. Insomma è er più poraccio dei famosi. Ecco, questa è la maledizione der politico de oggi: ‘na vorta era er più ricco dei poveracci, mo è er più morto de fame dei benestanti. È na questione de prospettiva. Na vorta fa er politico era un punto d’arrivo, mo è un punto de partenza pe’ fa i sordi veri. I sordi veri li fai se usi quell’esperienza politica pe’ costruitte ‘na carriera: li fai co’ le fondazioni, le conferenze, i cda, se puta caso fai er politico e basta rischi che rimani ar palo mentre l’antri se costruiscono i villoni. E che tu sei l’unico a dové fa er sobrio? Basta sobrietà! La sobrietà è da poracci! Ecco, pe’ loro va bene: via er salario minimo, via er reddito de cittadianza, i poveri hanno da esse sobri (pure perché non è che pònno fa artro). Ma lui, lui politico, mica può esse l’unico straqccione in mezzo a tutti l’amichi sua! Che infatti porello te n’accorgi appena uno nomina la patrimoniale, subito je se abbottano l’occhi e scatta er riflesso condizionato: criminali! Ma chi è che oggi non ci ha una casa da un milione de euro? Eh, manfatti de quelli che frequenta lui me sa nessuno. Lui ormai non sa manco andò stanno quelli che na vorta guadagnavano 30mila lire; mo lui guadagna dieci vorte quello che guadagnano loro, non il doppio. Ma non li conosce, perché ormai frequenta solo gente che guadagna molto molto più de lui. E forse è questo er problema. P.S.La storia di Teresa Mattei e degli stipendi dei parlamentari la trovate qua.Se vi siete stufati di leggere un piccolo sunto in video: @lorna_toon Una storia che merita di essere raccontata ~ #teresamattei #stipendiparlamentari #anticapitalismo #lavoratori ♬ original sound – Lorna  

FENOMENOLOGIA DEL NEGAZIONISTA CLIMATICO /3

Continua la catalogazione dei negazionisti climatici. Altri dieci piccoli esemplari avvistati questa settimana.  ininfluencer Non è che non crede nel cambiamento climatico, non crede nelle soluzioni: qualunque cosa gli proponi per lui o è inutile o è impossibile (a volte tutte e due le cose insieme) e in ogni caso non hai nessuna possibilità di influenzare il processo in corso. Le macchine elettriche esplodono, le pale eoliche producono microplastiche, il fotovoltaico costa troppo, la raccolta differenziata la mischiano di nascosto dopo la raccolta, nella cacio e pepe ci aggiungono il latte, inutile che compri lo smartphone fuori dall’autogrill che poi a casa ci trovi il mattone… no aspetta, questa è vera, che anche l’orologio rotto due volte al giorno ci azzecca. centralinivoro Il suo negazionismo climatico si nutre di colonnine meteorologiche, di cui va a caccia al grido di “usciamo dal meteo!”. È convinto che ci sia un complotto per piazzare le stazioni di rilevamento nei punti più caldi della città e falsare così le misurazioni. Passa le giornate a esplorare i dintorni delle colonnine in cerca di scarichi di condizionatori, pizzerie, barbecue, torte di compleanno con più di trenta candeline accese. Calcolando che nel mondo ci sono oltre centomila stazioni meteo attive, non credo che ce ne libereremo tanto presto. lvista Per il LVIsta ogni evento estremo era la dimostrazione del ventre molle dell’Europa e della fiacchezza delle risposte messe in campo contro il cambiamento climatico. Cosa che assolutamente non sarebbe accaduta se ci fosse stato ancora LVI, che bonificava le paludi con lo sguardo. Un tempo sognava fantasmagorici scudi spaziali contro il perfido Albedo, ora è diventato negazionista da quando sono andati al governo gli eredi di LVI. Da allora i tornado arrivano in orario. Di questo negazionista esiste anche la versione parody, dove LVI è Renzi. climacottaro Da dove vengono le false copertine dei giornali sulla prossima era glaciale? O le finte cartine meteo del passato? Ma che c’è uno dietro che le fabbrica? La risposta è si ed è lui: il climacottaro. Se la realtà non ti aiuta nella tua campagna negazionista, il climacottaro può fabbricarti una realtà alternativa, ritoccare titoli di giornali, decontestualizzare testi, photoshoppare foto. Molto ricercato in passato per le sue competenze ora rischia anche lui di estinguersi: non a causa del climate change ma per colpa dell’AI, che può produrre le stesse bufale ma a una velocità molto maggiore. anarcosurriscaldista Per lui il riscaldamento globale è solo un complotto delle élite globaliste per costringerti a cambiare la tua Panda euro 2. Una volta era un fricchettone ambientalista, ora brucia la plastica di nascosto per portare la temperatura del pianeta a 58 gradi: pare che sia l’unico modo per stordire i rettiliani che vogliono stabilire il nuovo ordine globale e controllarci tramite le app del meteo. L’altra teoria è che a 58 gradi l’adenocromo sa di piscio. vulcaniano L’aumento della CO2 è tutta colpa dei vulcani! Cioè, un vulcano emette molta più anidride carbonica di un umano, mica lo vorrai paragonare con un SUV! E poi è chiaro che in questi ultimi 150 anni è aumentata di molto l’attività vulcanica, mica quella antropica. I vulcani sono cattivi e ci odiano e hanno deciso di distruggersi. La soluzione in questo caso sarebbe molto semplice, basterebbe costruire dei grossi tappi di sughero e usarli per tappare le bocche. Dei negazionisti. negazionista vintage Negazionista, di solito avanti con gli anni, che è rimasto ancorato agli schemi del passato. Attenzione, da non confondere con il LVIsta, non è automatico che abbia nostalgie di passati più o meno remoti (anche se spesso capita). Più semplicemente, non riesce a stare al passo con la propaganda e continua a ripetere “Non uscite nelle ore più calde e bevete tanta acqua” anche in mezzo ai monsoni. Siamo convinti che abbia bevuto tanto ma probabilmente, da buon negazionista, non era acqua. tecnonegazionista Ha una fiducia cieca nel potere innevatore della tecnica. Non è un refuso, è proprio “innevatore”: l’unica cosa che gli interessa è che i cannoni continuino a sputare neve artificiale su quella linguetta di terra in cui va a fare la settimana avana (chiamarla bianca ormai è troppo anche per lui). Che poi sciare con 30 gradi ti risparmia tutto il fastidio della tuta da sci e delle maglie termiche. Ha anche provato a lanciare una linea di bermuda da neve, prodotti in Bangladesh. Avrebbe sicuramente funzionato se la fabbrica non fosse stata travolta da un’inondazione. haarpista Forse una delle specie più antiche di negazionista climatico, gli va dato atto che lui era già negazionista quando il clima non se lo filava nessuno. È convinto che tutti i fenomeni atmosferici e i terremoti siano regolati da quattro ripetitori in Alaska, controllati da gente che ci odia e interviene sul clima attraverso le scie chimiche. Odia i più recenti negazionisti cialtroni: lui ha faticato una vita per elaborare complesse teorie che violavano 18 leggi fisiche contemporaneamente e quelli riescono ad andare in TV semplicemente urlando a squarciagola che “ha sempre fatto caldo!”. angelo del s’ignora Ignora tutta la letteratura scientifica sull’argomento perché la risposta l’ha trovata nell’unico libro che ha letto (o meglio, che gli hanno raccontato): la Bibbia. È convinto che il cambiamento climatico sia la punizione divina per il fatto che l’altro ieri due gay si sono baciati in pubblico sul lungomare di Messina. Il riscaldamento climatico per lui è solo il teaser dell’inferno e l’unica soluzione è nella preghiera e nella vita morigerata. Oltre a bruciare tutti i gay, possibilmente a fuoco lento per tenere sotto controllo la temperatura del pianeta.  Qui la prima parte.Qui la seconda parte.Qui la quarta parte.

L’ANSIA IN PILLOLE

L’ANSIA IN PILLOLE Io la tv non la guardo più tanto, mi capita soprattutto di farlo quando vado a fare visita ai miei, quindi non lo so di preciso se è effettivamente una cosa nuova o una roba vecchia che mi è capitato di vedere per la prima volta solo in questi giorni. In realtà è una cosa piccola, non è una di quelle cose per cui partono le indignazioni generali, non c’è nessuno scandalo dietro, niente di illegale, solo una di quelle cose piccole che ti fa pensare (almeno a me lo fa pensare) che abbiamo sceso un altro gradino in questa inarrestabile marcia verso l’abisso. Mentre andava la pubblicità tra una soap e l’altra di quelle che vede mia madre è comparso lo spot di un farmaco per l’ansia. In realtà per l’ansia “lieve” perché nel nostro paese non si possono fare (ancora) pubblicità per farmaci che richiedono prescrizione medica. Quindi c’era questa pubblicità con la musichina allegra per l’ansia lieve, dove naturalmente ansia era scritto grande e lieve piccolino, tante volte, in tante immagini diverse: sempre con ansia scritto grande e lieve scritto piccolo in un angolo. Ora la prima domanda è: a chi è rivolta questa pubblicità? Perché io ho l’ansia, vedo la pubblicità per l’ansia-scritta-grande lieve-scritto-piccolo e magari penso: la provo, magari la mia ansia è lieve, magari funziona. Ci sta, poi se non funziona in caso vado dal medico. Sì ma questo io, questo io dell’ansia lieve, chi è? E allora mi è venuto in mente lo spezzone che gira in questi giorni online sulla ragazza in lacrime davanti al ministro per l’ambiente che dice che ha l’eco-ansia. E il ministro risponde e poi poco dopo si commuove e si mette a piangere anche lui. Ho letto, online, che il ministro prova rispondere da ministro e poi l’uomo ha la meglio, sul ministro, e allora piange. A me invece sembra esattamente il contrario, le sue parole e quel misto di commozione mi sembrano proprio la rappresentazione dell’uomo che soccombe al ministro. Mi sembrano dire: ti capisco ragazza mia, capisco il tuo dolore, piango insieme a te, come nonno, perché penso che i miei nipoti condivideranno la tua stessa sorte. Ma io sono un ministro: il mio ruolo è far sì che questo sistema vada avanti così, il mio essere ministro è incompatibile con un cambiamento significativo dello stato delle cose. Tu pensi che potrei fare qualcosa, ma il motivo per cui sono stato nominato ministro è esattamente perché non lo farò. E quindi piango con te, piango la tua impotenza e la mia e il fatto che a questo tu e i miei nipoti dovrete rassegnarvi e con quest’ansia dovrete imparare a conviverci. Lacrime dell’ineluttabile come quelle di Elsa Fornero. L’eco-ansia è un’ansia lieve? È questo che stiamo dicendo ai ragazzi? Prendetevi la pillolina per l’eco-ansia lieve e vedrete che tutto andrà bene. Che poi l’implicazione successiva è che se la pillolina per l’ansia non funziona significa che hai un’ansia non lieve e allora a quel punto devi proprio andare dal medico e curarti. Però poi a me in testa rimane un’altra domanda: ma perché quella ragazza ha l’ansia? Perché così tanti giovani oggi hanno l’ansia? E allora mi è tornata in mente una frase di Fisher con cui stavo preparando un poster di futurabilia: “l’ansia è lo stato emotivo correlato alla precarietà (economica, sociale, esistenziale) che la politica neoliberista ha normalizzato”. E questo è il motivo per cui l’altro giorno, guardando lo spot, ho avuto la sensazione di scendere un altro gradino: perché ora c’è tutto. C’è la precarietà, c’è la ansia e da qualche giorno (o forse molti di più) c’è la normalizzazione via spot. L’ansia è un elemento ineliminabile di questo modello di sviluppo, fattene una ragione. In fondo l’ansia è produttiva, non è una depressione che ti butta in un angolo, che ti lascia steso sul letto senza voglia di fare niente, entro una certa soglia un po’ d’ansia ti spinge a impegnarti di più, a dare il massimo. L’ansia non solo è compatibile con il sistema, l’ansia è addirittura funzionale al sistema, basta tenerla sotto controllo affinché non ecceda certi limiti e diventi paralizzante e improduttiva. È normale ma non preoccuparti, abbiamo la soluzione: il tuo disagio non solo non va politicizzato, non va neanche medicalizzato, si risolve tutto in quel piccolo triangolo magico che si stabilisce tra te, la televisione e la pillola. Prendi la pillola e sopporta il mondo. Prendi la pillolina per l’eco-ansia, se serve abbiamo anche la pillolina per l’ansia lieve da precariato, la pillolina per l’ansia lieve da mutuo o d’affitto, la pillolina per l’ansia lieve da licenziamento.Una risposta che vediamo anche nelle reazioni scomposte di molti al video della ragazza: è lei che deve farsi curare, è lei che ha un problema (un gradino sotto ci sono quelli che credano che sia tutta una messinscena, e lei un’attrice che recitato la parte di quella con l’ansia). L’importante è che l’ansia non diventi un elemento del dibattito pubblico: non esiste e se esiste è un problema personale. Quello che non possiamo neanche accettare di chiederci è se ha un collegamento con la nostra società: Perché il punto è quello: l’ansia sta aumentando? E se non sta aumentando (pare di sì), come mai hanno iniziato a farci spot pubblicitari in tv? È solo uno spot, mi ripeto, eppure mentre lo guardo continua a girarmi in testa un’ultima domanda: e quando l’ansia non sarà più lieve? Quando avremo bisogno di farmaci più pesanti, continueremo a ritenerlo un problema personale o ci decideremo finalmente ad affrontare il fatto che la nostra società e il nostro modo di vivere forse hanno un ruolo in tutto questo? Lo faremo, o semplicemente penseremo che siamo noi che non siamo abbastanza “forti” e scenderemo un altro gradino chiedendo ai medici di prescriverci qualcosa di più efficace? Fino a che punto riusciremo, sempre per usare un’espressione di Fisher, a privatizzare lo stress? Quanti gradini ci separano dall’epidemia di fentanyl che negli … Leggi tutto