Le ventimila persone in piazza l’altro ieri erano gli orfani de na linea politica appiattita pe trent’anni sulle posizioni atlantiste, incapace de elaborà il lutto pe’ la scomparsa der padre padrone. Così se so’ ritrovati in piazza, tutti e trentamila, non tanto pe chiede qualcosa, fa’ quarcosa, volé quarcosa, ma pe abbracciasse e disse volemose bene, famose un piantarello assieme, va bene tutto basta che non ce lasciate da soli.
Mo de piazze velleitarie se ne so’ viste a iosa, e manco funzionano più, quindi è tempo de inaugurà la piazza non velleitaria: datece quarcosa e ce lo faremo bastà! Perché la piazza che non ha niente da chiede va d’accordissimo cor politico che non ha niente da dire! Cinquantamila persone hanno insegnato alla politica er valore dell’indistinto: siamo tanti, questo conta, no le idee, e stamo qui pe ricordacce che semo i mejo fichi der bigonzo. Noi non scannamo, noi Socrate, noi ottant’anni de pace.
Basta co st’autoflagellazione dell’Occidente. Ma che avemo mai bombardato quarcuno noi? Ma che avemo mai finanziato colpi de stato e governi fantoccio? Che avemo mai fatto guerre a cazzo noi? Che forse stamo a supportà i genocidi noi in questo momento? È impossibile, e questo ce lo dice er fatto che se così fosse non staremmo qua, in ottantamila, a pende dalle piume dell’arcangelo Michele in attesa della sacra spada de foco che ce proteggerà e conserverà i nostri sacri privilegi de classe dominante.
Noi vogliamo una nuova Ventotene, una nuova Saint Tropez, una nuova Capri, due margherite e un martini con l’oliva simbolo universale de pace. Datece ve prego una nuova Capri che sennò ce tocca fa le vacanze nella nuova Gaza de Trump.
Sì vabbè sti ottant’anni avemo sonnecchiato, noi sonnecchiamo sempre, tranne rari momenti de lucidità in cui appoggiamo i governi de turno con vigorosi giri de parole pe’ di’ che quelli che s’oppongono non capiscono gnente e poi daje ragione dieci anni dopo. Oggi però semo centomila europeisti convinti che pacifismo e pace non so’ la stessa cosa! Pace è una roba che assomiglia più al riarmo che al pacifismo. La pace se ottiene attraverso la forza e la democrazia zompando a piè pari er parlamento! Aho, noi semo europei, indoeuropei quasi ariani, ma che ve pensate che passamo da un giorno all’altro da dominanti a dominati senza manco un sussulto suprematista? Vabbè dominanti… eravamo sottodominanti ma insomma mica come quei popoli che usamo come campi de concentramento offshore!
E stiamo qua, in 250.000, a denuncià insieme lo stato ignominioso nel quale s’arrabbattava la nostra intellettualità, l’opportunismo e la mediocrità che presiedevano la nostra politica estera e la necessità urgente de rialzà la nostra dignità europea!
E quest’ode de mezzo milione de persone suscitò un tumulto spaventevole tra pubblico de platea – composto de conservatori clericali e ultrapacifisti – e de galleria, dove la massa degli operai mugghiava come le acque minacciose di una chiusa.
E uno di quegli uomini osò gridare ad un tratto: Abbasso l’Europa! e fu allora, con la forza di due milioni di voci che lanciammo il grido “Viva il riarmo, sola igiene del mondo! Abbasso la Russia!” Questo grido, insistentemente ripetuto, scatenò una battaglia.
Gli agenti di polizia invasero la scena ma noi eravamo quindici milioni e furono arrestati gli altri: O Europa, o morte.
O in caso pure tutte e due le cose basta che decidiamo prima i ruoli. Quella serata memorabile ebbe grandissima ripercussione sulla stampa.